Alessandro Parini
da Torino
Domani, a Piacenza, lascerà il posto a Marchionni. Ieri, però, ha preso la parola per la prima volta da quando è stato «convinto» a rimanere a Torino. Mauro Camoranesi usa un tono di voce pacato per spiegare che «adesso sono sereno, prima non proprio. Resterò con la Juve fino a fine stagione, non è vero che me ne andrò a gennaio: con la società c'è sempre stato dialogo, anche nei momenti più difficili non ho mai pensato di comportarmi come Ibrahimovic. È vero che avrei preferito evitare la B, ma ho imparato ad accettare la situazione: i compagni mi hanno aiutato tantissimo, la loro stima è stata la molla decisiva per far sì che io ritrovassi il giusto entusiasmo». Nessuna guerra psicologica, allora: «No. Pensiamo solo a tornare in A e, se la società ha sbagliato, paghiamo quello che dobbiamo e non pensiamo agli altri. Credo comunque che quest'anno il livello delle due categorie sia molto simile: in B ci sono società con tradizioni importanti e giocatori di valore che in A si sognano. Spiegatemi poi che razza di campionato è quello in cui si sa già adesso che a lottare per lo scudetto saranno solo Inter e Roma. Con il nostro attuale organico, un posto tra le prime quattro non ce lo toglierebbe nessuno. Non siamo al livello della Juve degli anni passati, ma ce la caviamo. Negli ultimi due anni eravamo la squadra qualitativamente più forte d'Europa: se non siamo arrivati fino in fondo, forse è perché la nostra proposta di gioco era insufficiente. Pensavamo più a difendere che ad attaccare». Dedicato a Capello.
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