Campania, barricate contro le discariche

Presidi vicino agli impianti da riaprire. Ancora incendi nelle strade, dove restano oltre 4mila tonnellate di rifiuti. Pronta la sfiducia a Bassolino. L'appello di De Gennaro: "Basta perdere tempo"

Campania, barricate contro le discariche

Napoli - Come era prevedibile, sta crescendo la protesta dei napoletani, contro la decisione del Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro, di riaprire discariche e siti di stoccaggio provvisorio, che dovranno accogliere la spazzatura delle 5 province della Campania. Non si tratta di rivolte, almeno per il momento ma, di avvisaglie rispetto a quello che potrebbe accadere molto presto.

Proteste, non solo contro la riapertura delle discariche, che hanno già dato in passato ma, anche, contro l'asfissiante assedio di oltre duecentomila tonnellate di munnezza, che riempiono piazze e strade di quasi tutta la Campania. Ieri, presidi davanti alle discariche individuate da De Gennaro, sit-in davanti ai comuni, blocchi stradali cruenti, spazzatura scagliata al centro delle strade, cassonetti rovesciati. E roghi, cumuli dati alle fiammedalle popolazioni. Un lavoro che sembra infinito per le esigue forze del Corpo dei vigili del fuoco di Napoli, costretti ad un centinaio di interventi al giorno, a macchia di leopardo, tra il capoluogo e la provincia. «Diossina che sta entrando nei nostri polmoni ormai da settimane», riflette un pompiere del Comando provinciale. Disastrosa, irreale la situazione in cui versano i quartieri periferici, come Scampia, Secondigliano, Miano, Chiaiano, Ponticelli. Le «aiuole» dimunnezza sono lunghe anche 50 metri, larghe 5 e alte 3. Mentre i quartieri residenziali si stanno avviando alla normalità, le oltre quattromila tonnellate di spazzatura che ancora giacciono nelle strade di Napoli, sono quasi completamente riversate nelle periferie del disagio.

Solo a pronunciare il nome di Bassolino o Iervolino, Pecoraro Scanio o Prodi, si rischia il pestaggio. Proprio nei confronti di Bassolino venerdì 25 gennaio, alle 11, verrà posta nel consiglio regionale della Campania una mozione di sfiducia. Diciotto esponenti della Casa delle Libertà hanno già firmato, ma se dal punto di vista formale ci sono tutte le carte in regola per poter procedere al voto della mozione è incerto il responso dell’assemblea regionale. Anche a Gianturco, poco dopo l'annuncio di De Gennaro, la gente è scesa in strada. E da li non si è più mossa. Ne hanno approfittato per fare un po' di casino anche i centri sociali di «Officina 99», che hanno la loro base da quelle parti. Niente di violento ma, anche qui, come a Pianura, l'estremismo vuole dire la sua.

L'ex manifattura è stata occupata, al termine di una assemblea: la proposta della popolazione, «qui, si potrebbe fare un'isola ecologica, realizzeremo la raccolta differenziata che a Napoli non è mai partita». Striscioni in chiave ironica, sono stati stesi dai residenti: «Gianturco.No aDe Gennaro, si a San Gennaro. No discarica ». «Abbiamo già dato, no alla discarica a Gianturco». La protesta si è concentrata soprattutto a Villaricca, dove aprirà una delle discariche individuate dal Commissario di Governo ma, la gente non ne vuole sapere proprio. Toni da barricata, in stile Pianura, mentre è in corso una occupazione stradale, vengono pronunciati soprattutto dalle donne, «scortate» dai loro bambini, «perché vogliamo vedere se la polizia avrà il coraggio di caricare degli innocenti, che vanno all'asilo e alla scuola elementare».

La gente racconta la storia di questa discarica: «Ha chiuso a maggio dello scorso anno, dopo essere stata aperta a ottobre del 2006 ma, in questi 8 mesi, ha

ingoiato 400mila tonnellate di munnezza. Stiamo inguaiati di percolato e adesso che cosa vogliono fare? Riaprirla. Aspettavamo la bonificamaci devono ammazzare tutti quanti: da qui non passano», minaccia una donna sui 40 anni.

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