(...) immagine nazionale ed internazionale del Vecchio Balordo che lo stesso presidente ha saputo mirabilmente tirare a lucido con il decisivo concorso di un tecnico extra strong come Gasperini.
Cosiccome «sentivo» in partenza la fatalità della sconfitta all'Olimpico laziale sicché un unico dettaglio mi ha fortemente deluso, l'avvilente simulazione cui un limpido campione e una bella persona come Criscito sicuramente non vorrà abbandonarsi mai più, intuitivamente avverto l'inevitabilità della grande prestazione anti Valencia. Con quante probabilità di successo? Tante, ma non so dire quante. Un pizzico tant'è mi frena la pavidità che il Grifone randagio ha fin qui sconfortantemente denunciato in trasferta (2 vittorie e un pareggio a petto di 5 sconfitte in campionato, 2 pareggi e 2 sconfitte in Europa League) a prescindere da qualche offesa arbitrale patita, ma subito mi conforta l'irresistibilità del Grifone casalingo, rampante in genere e nei lirici notturni in particolare sotto la maestosa orchestrazione della partitura infernale diretta dalla Nord: quando dall'incredibile capitan Marco Rossi al meno sanguigno dei suoi compagni in campo tutti cantano a squarciagola che davvero «si può dare di più».
È allora che balza lampantemente agli occhi del colto e l'inclito appassionato di calcio la dicotomia del Grifone senza mezze misure targato Gasperini: normale con tendenza all'approssimazione e all'ammoscio quando crede di poter traccheggiare, irrefrenabile nelle trame sciolte e incalzanti che coinvolgono lo spettatore e stordiscono l'avversario quando s'apre il turbo e vai.
Ma dicevo del match della Sampdoria con la Roma, la cui importanza giudico fondamentale perché la vigilia molto m'inquietava. Per la legge dei grandi numeri, in linea statistica lo 0-0 ci stava perché la Sampdoria aveva segnato 3 soli gol nelle ultime 6 partite, ne aveva subiti allarmantemente troppi (14!) e aveva la necessità assoluta di fissare il moschettone sul bordo del burrone dopo gli umilianti 3-0 servilmente patiti al cospetto di Genoa e Milan; e ci stava perché la Roma, andata in gol nelle ultime 14 partite di fila, non era riuscita a mantenere la porta intonsa nelle ultime 21 trasferte consecutive. Ma si sa quale differenza sostanziale possa talvolta passare tra la suprema statistica e la contingente realtà. E soprattutto, al di là dello 0-0, cioè del pari, giudico fondamentalmente confortante il modo.
Ho rivisto finalmente all'opera la Sampdoria che sapeva correre di buona lena e fare buon pressing, e pazienza se la Roma in impetuoso crescendo (13 punti nelle ultime 5 partite ante Samp) non era l'avversario più adatto a farla tornare al gol che nelle prime 9 gare di campionato Pazzini e compagni trovavano con garrula facilità. Ho rivisto solo in rare occasioni «le ali che volano» nel propositivo «4-4-2» di Del Neri, ma ho riapprezzato un valido equilibrio tecnico-tattico-agonistico della squadra i cui componenti hanno mostrato di saper aggredire nuovamente l'avversario semmai a prezzo di qualche fallo utile, di sapersi smarcare proponendo al compagno il passaggio negli spazi favorevoli: e pazienza se la palla non arriva sempre a destinazione...
Alla luce del match con la Roma credo di poter dire che Cassano è sempre Cassano, l'ho rivisto andare al tiro senza fronzoli e ho ragione di ritenere che quando Pazzini e Mannini ritroveranno la verve di inizio campionato Fantantonio saprà rimandarli in gol alla sua maniera che non teme confronti. Palombo Poli e Tissone si sono riconfermati a garanzia di una squadra nuovamente compatta e i difensori - da Stankevicius a Gastaldello, da Lucchini a Ziegler ad Accardi - ad onta di qualche svarione di troppo sono lodevolmente apparsi riconcentrati fino al mal di testa.
Quanto a Castellazzi, merita un discorso a parte. A Garrone e Marotta dico che un portiere-sicurezza così, 34 anni portati da fenomeno, mi ha infine convinto di meritare il rinnovo del contratto per un paio d'anni, con Guardalben secondo e dirottamento in prestito del ventenne dotatissimo Fiorillo a fare esperienza in serie B per averlo finalmente pronto a reggere in prima persona le sorti della porta blucerchiata.
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