In Campidoglio un sostegno trasversale per la Lazio

Il Comune pronto ad affiancare il club nell’eventuale ricorso al Tar

Omar Sherif H. Rida

Dentro, l’incontro tra una delegazione del Comune guidata dall’assessore all’Urbanistica, Roberto Morassut e quella dei tifosi. Fuori, assordanti (tanto da coprire le voci di chi stava parlando nella Sala del Carroccio), i cori di centinaia di persone assiepate sulla scalinata dell’Ara Pacis, ai piedi del Palazzo Senatorio: «W la sparuta minoranza», «Grida forza Lazio e vincerai», «Claudio Lotito è il nemico degli ultras», e ancora l’inno di Mameli e quello biancoceleste di Aldo Donati.
È finita così, alle 18 di ieri, un’altra giornata campale per i tifosi della Lazio, condannati alla retrocessione in serie B dalla sentenza di primo grido per lo scandalo Calciopoli pronunciata dalla Caf, ed in fervida e preoccupata attesa di quel giudizio d’appello da parte della Corte Federale che potrebbe arrivare presto, prestissimo, forse già lunedì e martedì prossimi. Una sentenza che decreterà un altro «dentro o fuori», il baratro della serie B o la serie A riacciuffata per i capelli, magari con una forte penalizzazione. E allora ieri tutti in Campidoglio con bandiere e stendardi sotto la statua del Marco Aurelio, sotto il sole reso bollente dai 37 gradi di una delle più calde giornate estive. Un appuntamento ormai fissato e propagandato da giorni con un grande tam tam sulle radio e sui forum online. Due lunghi striscioni, tanto quanto i due lati della piazza progettata da Michelangelo nel sedicesimo secolo, dal contenuto eloquente: «Lotito tiraci fuori dai guai... e poi vattene», «Anche in serie B con dignità: fuori Lotito dalla Lazio e da questa città». È lui, il presidente del club capitolino, il personaggio che il popolo biancoceleste ha individuato come il responsabile unico dell’attuale situazione.
È questo che i rappresentanti del tifo laziale hanno ribadito nel corso di un primo incontro mattutino con il sindaco Walter Veltroni (in partenza per Perugia) e il prefetto Achille Serra, presente anche il consigliere comunale di An e vicepresidente della commissione comunale Sport, Alessandro Cochi. Da un lato le istanze dei laziali, l’appello alle istituzioni affinché intervengano per fare in modo che un’intera tifoseria non paghi per gli errori di Lotito, la ricostruzione dei motivi di una contestazione iniziata 11 mesi fa contro chi è colpevole, tra le altre cose di aver «cacciato l’idolo della Nord», Paolo Di Canio, l’intenzione di boicottare gli abbonamenti. Dall’altro le parole di Veltroni, che ha definito «eccessivamente punitivo il giudizio della Caf» promettendo l’appoggio delle istituzioni ad una squadra «in passato oggetto di strumentalizzazioni».
Identico tenore nell’incontro del pomeriggio, al quale hanno partecipato, oltre a Morassut e Cochi, il consigliere dell’Udc Dino Gasperini, il capo della segreteria del sindaco, Walter Verini e per i tifosi il leader degli «Irriducibili, Fabrizio Toffolo, Gianluca Tirone e Paolo Arcivieri. Anche Morassut ha parlato di «sentenza ingiusta» e della disponibilità del Comune a patrimonializzare il club «a prescindere dal proprietario», rilanciando l’ipotesi «razionale e urbanisticamente compatibile» della concessione del Flaminio.

«In caso di condanna definitiva - annuncia Cochi - e qualora ci fossero i presupposti tecnico-amministrativi, il Comune affiancherà la Lazio nell’eventuale ricorso al Tar». Poi il pacifico rompete le righe, l’inizio del lungo conto alla rovescia, l’attesa della sentenza.

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