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Campioni di scommesse Il Barça il più basso nelle quote del 2012

Con il consueto tempismo i bookmaker hanno messo in lavagna le quote della prossima Champions League premiando il Barcellona (3.50) davanti al Real Madrid (6.50) e al Manchester United (7.50). Distanziate Milan e Inter, rispettivamente offerte a 21 e 23. Lontanissimi Napoli (67) e Udinese (addirittura a 101). Quote in sintonia con l’andamento dell’ultima edizione. Casomai desta curiosità il fatto che il Real Madrid, eliminato in semifinale dalla squadra catalana, sia stato preferito al Manchester United, finalista per tre volte nelle ultime quattro stagioni. Ma facciamo un passo indietro e andiamo a spulciare i dati (griffati Agicos) relativi alla finale di Wembley. La raccolta è stata pari a 8 milioni, come avevamo già previsto in questa pagina, con l’80% degli scommettitori che hanno giocato sull’affermazione della squadra catalana, di cui la grandissima parte entro i tempi regolamentari. Per gli allibratori, alle prese con un pay-out altissimo, è stato un bagno di sangue. Queste le quote offerte alla vigilia: blaugrana a 2, pari a 3.30, red devils a 3.80. Di ben altra dimensione la vincita di chi ha puntato sul risultato esatto di 3-1 e ha moltiplicato per 16 la posta. Nel corso della stagione il Barcellona aveva raccolto il 44% delle scommesse sul successo finale contro il 16% del Chelsea, il 13% dell’Inter, il 7% del Milan e il 4% del Manchester United. Basse anche le puntate sul Real Madrid che in passato s’era fermato agli ottavi di finale. Senza vincitori invece il testa a testa fra Messi e Rooney, autori di un gol a testa con la Pulce pagata a 2.30 e l’inglese a 5.
Il movimento, di per sé importante, ha fatto da specchio al momento poco brillante delle scommesse sportive nel nostro paese: di poco inferiore agli 8,4 milioni della finale 2009 disputata all’Olimpico di Roma dalle stesse squadre; circa la metà di quello che si era registrato l’anno scorso in occasione di Inter-Bayern Monaco. Un fatto casuale? Fabio Felici, direttore di Agicos, dice di no. E la sua valutazione coincide con le stime di maggio che prevedono una raccolta di circa 250 milioni, in forte calo rispetto a quella (300 milioni) dello stesso mese nel 2010. Ascoltiamolo allora: «Il calo delle scommesse sportive non deve essere sottovalutato perché sta assumendo contorni di continuità che escludono quindi aspetti contingenti. Oltre ai soliti problemi collegati alla crescita del numero di agenzie illegali sul territorio (solo ctd e ced superano il migliaio di unità) ed al palinsesto bloccato (nei primi 3 giorni di questa settimana in Italia si potrà scommettere su poco più di 20 partite contro gli oltre 60 incontri proposti dai bookmakers esteri e con l’arrivo dell’estate la forbice aumenterà ancora), si inizia a far sentire in maniera importante sia il mancato aggiornamento della proposta di gioco che la concorrenza di altri settori. Da 2 anni si aspetta la partenza del betting exchange, cioè la scommesse a distanza fra utenti che va per la maggiore all’estero, ma che in Italia non trova applicazione. E’ tutto fermo nonostante il progetto fosse inserito nel Decreto Abruzzo. Sembra che dietro questo ritardo ci siano pressioni politiche da parte di importanti operatori non pronti a confrontarsi su questo segmento di mercato.

Eppoi non bisogna sottovalutare l’aumento di spesa in alcuni settori, come ad esempio le nuove videolotterie, che certamente portano alla cannibalizzazione di altri giochi come proprio le scommesse o il poker».
L’estate porterà consiglio?

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