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La Camusso rilancia: "O si cambia la manovra o sciopero permanente"

Il leader Cgil contro il governo: "Commissariato dalla Bce. Berlusconi faccia un'asta per le frequenze tv". E annuncia cento manifestazioni nel Paese. La ricetta della Cgil: lo sciopero

La Camusso rilancia: 
"O si cambia la manovra 
o sciopero permanente"

E' un fiume in piena, Susanna Camusso. Ha da poco annunciato per il sei settembre lo sciopero generale e adesso dal palco di piazza Navona spara tutte le sue cartucce. Naturalmente contro il governo. Non importa se il suo sindacato sia rimasto l'unico a incitare la piazza alla mobilitazione, non importa se Cisl e Uil dicano che la sua sia solo propaganda e non importa nemmeno che la manovra, contro la quale il segretario rosso si scaglia sia ancora in discussione in Parlamento. No, la mission è un'altra. E le controproposte pure. Si parte infatti dall'affondo nei confronti del premier: "Ancora il 9 agosto il presidente del Consiglio ci ha detto che tutto andava bene, e lo ha fatto parlando della raccolta pubblicitaria delle tv, perché Berlusconi parla solo di sé. Se così è, allora faccia un’asta per le frequenze tv invece di assegnarle gratuitamente, recupererebbe qualche miliardo". Per il leader della Cgil il governo è stato "commissariato dalla Bce" e la sua "prima responsabilità" è stata negare la crisi. E poi fiato alle proposte: "Chiederemo al Parlamento di cancellare l'articolo 8 della manovra che favorisce la Fiat in modo iniquo". Un articolo, che secondo la Camusso, prevede che "le disposizioni contenute in contratti collettivi aziendali vigenti, approvati e sottoscritti prima dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra le parti sociali, sono efficaci nei confronti di tutto il personale delle unità produttive cui il contratto stesso si riferisce a condizione che sia stato approvato con votazione a maggioranza dei lavoratori", sancendo così una legittimazione "ex post" degli accordi separati di Pomigliano e Mirafiori.

A chi le risponde che in questo momento uno sciopero è quanto di più inopportuno ci possa essere, lei controbatte: "Chiamiamo tutti a uno sforzo straordinario e sappiamo quanto lo sia perché conosciamo bene qual è la retribuzione di tanti precari, disoccupati e di quanti sono in cassa integrazione, ma i sacrifici straordinari si chiedono quando le situazioni sono straordinarie e questa lo è. Bisogna cambiare il segno sociale. Il sacrificio è necessario per non avere domani una condizione impossibile".

Ma il discorso della Camusso non finisce qui e abbraccia anche altri argomenti. Come per esempio quello dell'accorpamento delle feste civili alle domeniche vicine. Argomento sul quale il segretario Cgil si dimostra molto critico: "Abolire il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno significa cambiare l'anima di questo Paese e noi questo non possiamo permetterlo".

Infine, sui rapporti con Cisl e Uil, Camusso ha precisato che "non cadremo nella trappola "molti nemici, molto onore", perché il nostro obiettivo è quello di guardare all'unità. Cisl e Uil sono due grandi organizzazioni e rispettiamo le opinioni diverse, però sbagliano: stanno subendo il fascino di questo Governo e non pensano a come cambiare questa manovra". Dal canto loro, Cisl e Uil non intendono rispondere alle "offese". "Noi ci atteniamo ad una regola di contenuti e stile che evidentemente in questo momento sono venuti meno alla Cgil", spiega il segretario generale aggiunto Cisl, Giorgio Santini ribadendo come i toni della confederazione di Corso Italia "ci appaiono sbagliati" e sollecitando, al contrario, "una maggiore attenzione alla coesione tra parti sociali. Ma evidentemente questo non è un giudizio di tutti".

Il comizio della Camusso si conclude come era cominciato: con l'annuncio dello sciopero generale e la spiegazione di come si svilupperà. "Ci saranno cento manifestazioni territoriali. Le prepareremo con le assemblee e i delegati, ma i nostri interlocutori saranno Comuni, province, associazioni e tutti coloro che pensano che è in gioco il bene del Paese". Infine, la minaccia che non poteva mancare: "Se la manovra non cambierà, la mobilitazione proseguirà anche dopo lo sciopero generale del 6 settembre". In tutto questo il leader del Pd, Pierluigi Bersani, non fa una piega, non prende le distanze dallo sciopero generale. E l'invito alla coesione delle forze politiche espresso dal capo dello Stato passa in cavalleria.

Alla fine, la sostanza della Cgil non cambia: nuovi proclami, vecchie soluzioni.

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