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Cantù e Varese sgambettano gli dei

Stewart (16 rimbalzi) firma la prima sconfitta di Milano, Collins (32 punti) quella dei campioni d’Italia

Cantù e Varese sgambettano gli dei

Oscar Eleni

Lombardia paradiso e inferno per chi ha il cuore nel canestro: l’Armani perde il suo derby e l’imbattibilità a Cantù; la Climamio brucia le troppo fresche certezze a Varese dove la Whirlpool trova il terzo successo consecutivo e il primato, che da ieri sera divide con il Montepaschi Siena che ha lasciato soltanto a 42 punti Avellino.
Le finaliste dell’ultimo scudetto cadono insieme, a pochi chilometri di distanza, scoprendo qualche difetto di costituzione. Per l’Armani i 27 punti di Bulleri, nella giornata da fantasmi di Shumpert e Calabria, l’interrogativo doloroso di sapere se lo zorro di Cecina è davvero l’uomo che può guidare e dirigere attacco e difesa in una squadra che non lo sente come ispiratore.
Per la Fortitudo la scoperta che il ritorno al passato, tirando troppo da 3 punti (4 su 20) ha fatto dimenticare che cosa vuol dire difendere insieme, lavorare per recuperare rimbalzi. L’uomo che ha smascherato certe debolezze, pur in una partita a punteggio basso, è stato un tipetto caliente che arriva dall’Ohio, il ventinovenne De Juan Collins preso dall’Aris Salonicco, università della Louisiana, tre stagioni in Germania dove ha vinto il titolo con l’Alba.
Per Collins nessun argine, anche se non ha tirato benissimo (9 su 17, con 2 su 6 da 3) perché i suoi 32 punti, in pratica la metà di quelli segnati da Varese, hanno intossicato i campioni d’Italia rimasti avanti per due quarti, ma poi messi in crisi dalla poca sostanza a rimbalzo dove invece Varese ha trovato oltre ad Holliwell anche De Pol.
Lino Lardo sentiva nell’aria che qualcosa non andava. Diciamo che il derby di Cantù, illuminato, ma pure appesantito da Kebu Stewart, rimbalzista non tanto alto, con gambe potenti e una testolina speciale: 21 punti, ben 16 palloni recuperati sotto i tabelloni per mascherare le 9 palle parse. Il cuore di Jurak, la mano di Jones, la geometria di Nikagbatse e la saggezza di Barrett, oltre all’energia di Michelori e qualche bella giocata di Nathan Johnson, un regista che ha bisogno di tempo, ma che comunque ha ridato fiducia a questa Vertical Vision destinata come sempre a stupirci. Per l’Armani difesa con voragini e attacco senza logica dove soltanto Blair (16 punti, 11 rimbalzi) ha avuto le briciole.
Parlare degli sconfitti, ma guardare con ammirazione a quello che ha messo insieme Ruben Magnano a Varese, quando tutti già borbottavano per un cattivo precampionato.

I grandi allenatori ottengono sempre qualcosa di speciale e lo stesso potremmo dire per Carlo Recalcati che è rimasto silenzioso guardando i fuochi d’artificio sparati a Milano, Roma: quest’anno per battere Siena serviranno cesoie vere, perché in piazza del campo è nata una verbena con il ferro nelle radici.

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