«Cantiamo (con humour) la crisi americana»

nostro inviato a Berlino

Intanto loro sprizzano felicità e si vede subito appena entrano in questa saletta al settimo piano del Grand Hyatt, qui a Berlino. D’altronde i tre Green Day sono riusciti a non farsi schiacciare dalle dodici milioni di copie vendute di American idiot, uscito nel 2005, e hanno appena registrato un cd che se non è un capolavoro poco ci manca. Ispirato, intenso, multidimensionale (tanto cupo nei testi quanto incalzante nelle musiche), 21st Century breakdown è la storia di Gloria e Christian che diventa la storia di tutti noi, alle prese con i travagli dell’amore ai tempi della crisi di valori, spirituali ed economici, anestetizzati dall’overdose di tecnologia. Saranno pure punk, questi californiani Green Day, ma lo sono con il cervello. E pestano duro ma lo fanno con il cuore, ecco, roba che oggi è una meraviglia rara che vale l’applauso.
Green Day, siete i primi punk a registrare un’opera rock e anche tra i pochi ad evitare intemerate contro Bush.
«Questo è sicuramente il nostro disco più ambizioso ma noi non siamo una band politica. Cantiamo la confusione e la disperazione di questo periodo e lo facciamo conservando un po’ di humour. Ogni settimana si legge di una crisi ma c’è un filo di speranza, anche se le cose vanno ancora peggio rispetto a quando Bush se ne è andato».
Speranza? Ma il disco ha testi molto ombrosi e pessimisti.
«Ma se non li ascolti, puoi pensare che siano canzoni felici».
Ma insomma, dove è finito il sogno americano?
«Più che di american dream ormai si può parlare di american reality. Mentre scrivevamo i testi, l’America stava scivolando verso la grande depressione dei subprime. In realtà 21st Century breakdown è la trama che unisce l’idealismo di Gloria con la volontà autodistruttiva di Christian. Si può anche dire che sia una sorta di confronto tra i due lati di una stessa personalità».
Potrebbe diventare quasi la sceneggiatura di un film.
«E ci piacerebbe che gli attori fossero Hugh Jackman e Jessica Alba. Intanto però il nostro precedente cd American idiot è diventato un musical che debutterà in autunno a Berkeley in California con la regia di Michael Meyer: è un’opera tipo Cats, c’è tensione, sesso, anche un suicidio sul palco».


Siete punk da vent’anni ma nel cd ci sono influenze blues e pure tex mex. In «Last night on earth», peraltro, la meno incisiva del cd, si sente addirittura il richiamo dei Beatles.
«Scusate, ma è possibile non essere fans dei Beatles?».

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