Ma il Cantico dei Cantici con coro e orchestra è dolce ed emozionante

È prevalso infine il desiderio di essere presenti all’avvenimento della chiusura, al Teatro Arcimboldi di Milano, della seconda edizione del Festival MiTo, che dall’1 al 25 settembre ha inondato la città di musica (perfino troppo). La sala era esaurita, sebbene ci fosse preoccupazione per il programma difficile, si diceva fra il pubblico.
Si trattava del Cantico del Cantici (il libro della Bibbia attribuito a Salomone terzo re d’Israele, in realtà risalente al quarto secolo a. C.) costituito da una raccolta di canti d’amore, nella versione musicale in prima europea di John Zorn: un personaggio considerato di ardua lettura sia come compositore sia come sassofonista.
È andata invece in tutt’altro modo.

L’autore si è limitato a dirigere con gesti sobri e discreti; ha aperto il concerto con un dolce proemio in sei episodi per Kenny Wollesen vibrafono, Carol Emanuel arpa, Marc Ribot chitarra e Greg Cohen contrabbasso, intriso di klezmer, jazz e classica come Zorn suole; poi è iniziato il Cantico con uno straordinario quintetto vocale femminile che ha oscurato perfino Laurie Anderson e Lou Reed nel ruolo un po’ ingrato di voci recitanti, ed è stato un trionfo.

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