Il cantiere lavora bene, la Liguria lo caccia via

Il cantiere lavora bene, la Liguria lo caccia via

Ieri sera, alla Fiera del mare, la festa di consegna all’armatore del prodotto più recente e prestigioso uscito dai Cantieri Navali di Lavagna, il motoryacht Admiral 54, valore: 30 milioni di euro, costruito da Amy (joint fra la società cantieristica e la genovese Mariotti); domani invece, o comunque nei prossimi mesi, chissà, il trasloco da Riva Trigoso verso altri lidi più accoglienti, ma fuori Liguria. È storia - non leggenda, purtroppo - di un’avventura imprenditoriale costretta ad abbandonare la Liguria «perché le istituzioni e i cittadini preferiscono una passeggiata a mare al posto di una fabbrica, nonostante la fabbrica lavori, produca posti di lavoro, faccia investimenti e non inquini». Per questo, all’indomani della costruzione di questo nuovo «dislocante» Admiral, «Sea Force One», lussuosa unità da diporto - a tutti gli effetti un gioiello della tecnologia e dello stile italiani - i Cantieri Navali Liguri parlano di mollare gli ormeggi e trasferirsi altrove. «Anche perché - spiegano Laura e Francesco Ceccarelli, figli del presidente Annamaria Jaselli Ceccarelli - da sette anni uno sfratto pende sul cantiere di Riva e, siccome l’attività di questo cantiere è legata a quello di Lavagna, la scelta di emigrare ormai non è più rinviabile».
Hanno a fianco Marco Bisagno, vicepresidente di Amy, che non è certo propenso a mistificare una situazione vissuta da imprenditore e da presidente, in carica, di Confindustria Genova: «Pazienza i problemi di spazi - sottolinea -. Ma ormai sono venute a mancare le condizioni operative e le garanzie minime per le aziende. Siamo praticamente obbligati a scelte drastiche, dolorose. Eppure qui ci sarebbero le tradizioni, le potenzialità, il know how, per fare prodotti eccellenti. Ma la burocrazia, diciamo così...». Tanto che la seconda nave Seabourn dei cantieri T. Mariotti sarà interamente costruita fuori dalla Liguria. «Io amo Genova, sono nato qui - insiste Bisagno -, ma non posso consigliare alle generazioni future di guardare il mare dalla finestra. Invece di avere un aiuto, troviamo solo ostacoli». Riattacca Laura Ceccarelli: «Stiamo valutando alcune alternative. In altre regioni ci accoglierebbero a braccia aperte e sarebbero felici di ospitare un’attività che è in crescita». Aggiunge il fratello Franco, direttore generale dell’azienda: «Il cantiere dà fastidio. Evidentemente si vogliono privilegiare altre attività ludiche. Abbiamo parlato a lungo con l’amministrazione comunale e la stessa Regione. Non abbiamo altra scelta. Anche se trasferire un’attività produttiva non è una cosa semplice». A momenti, neanche il tempo di godersi la realizzazione dell’ultimo gioiello, Sea Force One (il nome è stato dato dall’armatore, un inglese di 38 anni e origini italiane): disegnato da Luca Dini Design, il megayacht offre soluzioni all’avanguardia.

Ospita 10 passeggeri in 5 cabine e fino a 12 membri di equipaggio, e si sviluppa su 4 ponti. L’armatore vuole portarlo alla Biennale d’arte di Venezia: «È talmente bello - ha detto - e contiene tante opere d’arte da poter pretendere di esporlo nella città della laguna».

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