Cultura e Spettacoli

Da Cantona a Pelè gli assi fanno gol alla cinepresa

Tanti sono saliti sul set per gioco, interpretando il ruolo di se stessi (da Boniperti che fece un cameo in L’inafferrabile 12 di Mario Mattoli con Walter Chiari, a Pruzzo nel primo L’allenatore nel pallone a mezzo Milan, Shevchenko compreso, in Eccezzziunale veramente. Capitolo secondo), praticamente nessuno ha sfondato come attore. L’unico che è piaciuto a pubblico e critica è il bizzoso ex attaccante francese del Manchester United Eric Cantona. Del resto Ken Loach, cantore del suburbio moderno, lo ha voluto proprio per il suo carattere sanguigno nella commedia sociale Looking For Eric, portata lo scorso maggio a Cannes. «Non sono un uomo normale, sono Eric Cantona», aveva detto sulla Croisette il calciatore-attore, esaltando il misto di genio e sregolatezza che ne ha fatto un grande bomber e - in certi momenti - un teppista degno di un hooligan (qualche anno fa, durante una partita contro il Crystal Palace, aggredì a colpi di kung fu un tifoso che lo aveva insultato). Cantona non è alla sua prima esperienza sul grande schermo; la sua carriera inizia nel 1998 con il ruolo dell’ambasciatore francese in Elizabeth di Shekhar Kapur con Cate Blanchett, e nel 2007 è stato alla Festa di Roma con Le deuxième souffle con Monica Bellucci. Oggi vive in Bretagna con la moglie, tranquillo e lontano dal mondo; ha diretto anche un cortometraggio e pare proprio che il suo futuro sia nel mondo del cinema.
Una partita di calcio nella Parigi occupata del 1943 tra la Nazionale della Germania di Hitler e una All Stars di prigionieri. Questa la trama dello storico Fuga per la vittoria di John Huston, targato 1981, che accanto a Stallone, Michael Caine e Max von Sydow vede in campo (ma non solo) Pelè (che fa gol con una rovesciata da urlo), il campione del mondo inglese Bobby Moore, Ardiles e Van Himst. Non è solo una storia calcistica; durante la partita c’è un piano per far fuggire i prigionieri ma questi, presi dalla foga dell’incontro, preferiscono restare fino all’ultimo e conquistare il pareggio.
Fa storia a sé un giocatore straordinario, che merita di raccontare la sua vita in prima persona, come ha fatto Emir Kusturica piazzando davanti alla telecamera Maradona nell’omonimo film-documentario presentato a Cannes l’anno scorso. Per ora è più facile trovare un attore che fa il calciatore che viceversa (la nazionale attori fu fondata da Pasolini e ci giocarono Tognazzi e Philippe Leroy e ora Verdone e Scarpati).

Unica eccezione, ai tempi che furono, Raf Vallone che da promessa del Torino divenne famoso sul grande schermo.

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