Canzoni e figli, i Pooh non finiscono mai

Stile di vita inattaccabile e valori di una volta. Il trionfo di Daniele Battaglia all’Isola dei Famosi conferma che la band più longeva della musica italiana è un «brand» che garantisce serietà e talento

Canzoni e figli, i Pooh non finiscono mai

E mica c’era bisogno del verdetto finale per capire che Daniele Battaglia aveva vinto l’Isola dei Famosi. Lui era già il vincitore di diritto, prima ancora che Simona Ventura gli alzasse il braccio (smagrito) e lo proclamasse re e iniziasse la solita processione di gioia, lacrime, interviste. Da oggi, anche ufficialmente, essere un «figlio dei Pooh» non è più solo il marchio di (gratuiti) sghignazzi ma la conferma di una educazione e di una qualità esistenziale che, come consigliano i migliori investitori di Borsa, è così diversificata da essere inaffondabile. I valori, innanzitutto: i figli dei Pooh sono stati educati da mater e pater familias esemplari, con la rigidità del buon senso e la morbidezza degli affetti, sopravvissuti a ogni turbolenza coniugale. E poi il coraggio, perché ne hanno avuto tanto per non farsi schiacciare dal peso maledetto di esser figlio di e mettersi in vetrina lo stesso. E anche per non limitarsi a godere la fortuna di esser nati proprio lì, svicolando appena possibile dal confronto con gli inconfrontabili. In fondo i Pooh non sono soltanto il gruppo più longevo del nostro rock: sono titolari di un «brand» che è transmusicale e abbraccia anche uno stile di vita e una visione etica che sono tanto nobili quanto difficili da mantenere per così tanto tempo: onestà, talento, impegno, scandali al minimo inevitabile. Quindi. Daniele Battaglia ha convinto tutti con una spontaneità inattaccabile anche dal più cinico dei critici. Francesco Facchinetti, un altro che ha iniziato tra le pernacchie, è il golden boy della televisione italiana. Sua sorella Alessandra si è fatta le ossa all’Istituto artistico per l’abbigliamento Marangoni di Milano e ora è, come riporta la pagina inglese di Wikipedia, una «italian fashion designer»: ha lavorato per Miu Miu, Gucci, Valentino e di lei parlano tutte le riviste di moda del mondo, mica solo quelle italiane. E l’altra sorella, Valentina, è all’ufficio stampa della radio privata più seguita in assoluto, Rtl 102.5, sempre discreta, sempre disponibile. Infine Chiara Canzian, figlia di Red: l’anno scorso si è presentata al Festival di Sanremo con una voce che non ha bisogno di raccomandazioni. Chi li conosce bene, sa che la loro vita è al di sopra di ogni sospetto: quella di ragazzi di buona famiglia cui è stato spiegato che, per farcela, bisogna tirarsi su le maniche e mettercela tutta perché è l’unico modo di superare le inevitabili diffidenze.
Difatti.
Il figlio di Dodi dei Pooh non è soltanto quello che il direttore di Raidue Massimo Liofredi ha definito «bravo, educato, un esempio positivo per i giovani». È uno dei simboli che l’Italia in questa fase disperatamente cerca e di cui evidentemente ha bisogno, a prescindere dal colore politico, dal sesso, dall’età. È, molto più prosaicamente, il simbolo della rivincita e di quanta fatica si debba fare per ottenerla senza sputtanarsi troppo e senza neanche prendersi troppo sul serio. Quando si è presentato al pubblico, lui che è classe 1981 ed è figlio di uno dei più grandi e famosi musicisti italiani, le risatine non erano neanche tanto nascoste. Figurarsi, l’ennesimo figlio di papà, ma che ci sta a fare qui. D’altronde è vero, la raccomandazione genetica è un vizio comune, almeno qui da noi e, come dire, un certo scetticismo è giustificato. Lui, che è timidissimo e vive ancora nella stessa casa con Francesco, l’altra sera ha riassunto in due concetti la sua scalata: volevo smettere di essere solo il figlio di Dodi, adesso devo anche smettere di essere il fratellino sfigato di Francesco. Però, tanto per la cronaca, Francesco ha seguito la finale con una partecipazione commovente, in studio e dietro le quinte, neanche fosse lui a giocarsi la vittoria.

E quando la Ventura ha dato il verdetto, è letteralmente impazzito di gioia perché, in fondo, l’altra sera negli studi di Raidue non ha vinto solo il suo «fratellino» ma anche una scuola di vita che finalmente nessuno potrà più far finta di ignorare (o peggio).

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