Cultura e Spettacoli

Capanna: "Il cinema riempie il vuoto della nuova politica"

Il presidente della Fondazione Diritti Genetici: "Nel cittadino comune è crollato lo spirito critico. Placido ha ricreato l'energia del '68 senza fare amarcord". Il sogno? "E' necessario, per tornare protagonisti del presente"

Capanna: "Il cinema riempie il vuoto della nuova politica"

Venezia - Alla Mostra, ieri, il documentario di Giuliano Montaldo L’oro di Cuba, realizzato per il mezzo secolo della rivoluzione sua. Intento analogo a quello di South of Border di Oliver Stone: ricordare che la questione sociale è connessa con quella della sovranità nazionale, culmine della democrazia. È la linea seguita nella vita dal presidente della Fondazione Diritti Genetici, Mario Capanna, già fondatore del Movimento studentesco e, come tale, presentatore del Grande sogno di Michele Placido.

Signor Capanna, come i Festival di Berlino e Cannes, la Mostra è 50 per cento glamour e 50 per cento politica...
«E quest’anno ha presentato opere di spessore: Il grande sogno, coi suoi limiti, come i film di Moore sul capitalismo e di Stone sull’America latina».

Il film italiano evoca il passato di 40 anni fa, i due documentari americani stanno sull'oggi.
«La metto diversamente: sono tre grandi temi che con provincialismo la stampa non approfondisce».

Ovvero?
«Si riduce Chávez allo “scandalo” del tappeto rosso. Ma si tace che governa con forme anche dispotiche, ma in sintonia con la popolazione, specie quando proclama: “Il petrolio del Venezuela è nostro”».

Lula in Brasile...
«... farà anche una politica imperfetta, ma, come Chávez, ha il popolo dalla sua. Un golpe alla cilena come quello dell’11 settembre 1973 è impraticabile».

Torniamo alla Mostra.
«La Mostra ha posto questi mutamenti con forza e lucidità».

Perché lo fa la Mostra e non altri?
«Perché, specie in Italia e senza farne questione di schieramento, c’è un grande, nauseante arretramento culturale».

Qual è la causa?
«È crollato lo spirito critico del cittadino medio, che non s’assume le responsabilità della trasformazione sociale».

E che cosa fa, invece?
«Tifa ora per questo, ora per quello. Insomma delega il suo ruolo ad altri. In questo senso Il grande sogno è positivo».

Lei ora fa il critico al mio posto. Come motiva il giudizio?
«Così: Placido ricrea l’energia che allora si sprigionò in tutto il mondo, e non per fare dell’amarcord».

E per fare che cosa, allora?
«Il sogno è ancora necessario per tornare protagonisti nel presente. La politica non esiste più. Esiste la sua simulazione».

Prosegua.
«Le decisioni vere, che incidono sui singoli e sui popoli, sono prese nelle grandi centrali economiche e finanziarie».

Non è sempre stato così?
«Oggi lo è di più. Ridotta a finzione, la politica segue ed esegue quelle decisioni.

Poiché arriva sempre tardi, non risolve i problemi».

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