E al secondo giorno il piatto della polemica si arricchisce di un velo di mistero. Ieri sono rimbalzate alcune dichiarazioni di Marcello Lippi a Famiglia Cristiana. «In campo vanno i giocatori, mica Mourinho, Ferrara o Leonardo. Se ci andassero loro, avrebbero la meglio Ferrara e Leonardo. Mourinho ha manifestato cultura, personalità, carisma; gli altri hanno meno esperienza ma altrettanta personalità». E ancora: «Le partite non si vincono negli studi tv o ai microfoni; si giocano negli spogliatoi, quando si costruisce la squadra».
Il settimanale cattolico uscirà tra qualche giorno, lintervista non è di ieri. Se Mourinho avesse ricevuto una soffiata al proposito si spiegherebbe limpatto del primo attacco. Poi, seguendo il corso degli eventi, la controrisposta di Lippi ha definitivamente scatenato la bocca di fuoco del portoghese. Che neanche ieri è rimasta a polveri spente. «Non capisco perché Lippi debba parlare di me e di loro (Leonardo e Ferrara, ndr) facendo dei confronti e dando dei giudizi. Proprio non capisco».
Non capisce e non se ne fa una ragione: «Ribadisco che, secondo me, il ct di una nazionale non può pronosticare, in maniera così diretta, chi vincerà il campionato. Lippi lo ha fatto, in tv, laltra sera. Capello, in Inghilterra, risponderà con il nome di una squadra alla stessa domanda? E Del Bosque in Spagna? Non credo, sono troppo intelligenti per farlo». Giusto per citare un precedente, Capello nel 2008 aveva pronosticato Milan campione dItalia (sbagliato) e Manchester campione dEuropa (azzeccato). Nessuna parola sulla Premier League.
Comunque per lallenatore dellInter la polemica può finire qui. «Non vorrei perdere altro tempo rispondendo al nostro ct perché lavoro tutti i giorni per la mia società e, sul campo e negli spogliatoi, con la mia squadra. Non passo il mio tempo ad aspettare una partita ogni tanto». Quel «non vorrei» lascia aperta ogni porta. Se Lippi non rispondesse più... tranquilli, cè almeno mezzo mondo calcistico pronto a dire la propria: la «reazione nazionale» auspicata da Mou non si è fatta attendere. Nella sola giornata di ieri Francesco Totti, Luciano Spalletti, Gennaro Gattuso e perfino Arrigo Sacchi hanno detto la loro, chi facendo muro, chi dando una diversa interpretazione e chi scherzando.
In unipotetica scala di importanza, Luciano Spalletti merita la precedenza per la forza delle sue parole. Forse ha anche colto loccasione per togliersi un sassolino vecchio quasi un anno dalla scarpa. «Non vorrei entrare già in polemica. Quello di Lippi mi è sembrato un pronostico normale, non una mancanza di rispetto. Una mancanza di rispetto è quando si disprezzano le capacità professionali di qualcuno in pubblico. Come quel zeru tituli quando eravamo ancora dentro una competizione, per esempio». Non saranno mai amici.
Il milanista Gattuso invece, al netto delle manfrine, ha preferito centrare il nocciolo della questione. «Lippi ha in squadra sei o sette giocatori della Juve, mentre dellInter cè solo un italiano, che è Materazzi (in realtà ora è Santon, ndr). Quello che ha detto è normale, ed è normale che Mourinho si sia risentito. Lippi deve pensare al suo orticello, io la vedo così». Messa così, la soluzione è semplice. Ma, leggendo tra le righe, si potrebbe tornare daccapo. Ricordando che Lippi ha anche detto: «Cè un solo modo per imparare a vincere: vincere», Mou potrebbe pensare: «Non è che faranno vincere la Juve così la Nazionale avrà quei 6-7 giocatori belli carichi per il mondiale sudafricano?».
Polemiche a parte, rimane il problema di chi vincerà il prossimo scudetto. Non aspettatevi una risposta da Arrigo Sacchi.
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