Roma

«Una capitale che tollera i violenti»

Dopo il giorno dei cortei e delle manifestazioni anti-Bush, Roma si risveglia stanca di fumogeni, vetrine rotte e strade militarizzate. La giornata della protesta «no war» nella capitale deserta che sembrava destinata a concludersi pacificamente ha avuto invece una coda violenta: prima la guerriglia in centro, tra Campo de’ Fiori, piazza San Pantaleo e piazza Navona, con le provocazioni e i lanci di bottiglie e fumogeni contro polizia e troupe televisive di alcune centinaia di anarcoidi, poi gli scontri notturni alla stazione Tiburtina. E prima e dopo, un sabato surreale: niente romani, che hanno saggiamente preferito restare in casa o dedicarsi alle gite fuori porta. E niente turisti che, allertati a evitare le zone «calde», si sono tenuti alla larga dal centro storico. Brutta parentesi, compresa l’appendice notturna alla stazione Tiburtina, dove circa 300 ragazzi dei centri sociali volevano salire sui treni senza pagare il biglietto (peraltro ridotto a 10 euro), e hanno paralizzato la strada di fronte alla stazione rovesciando e incendiano cassonetti. Dopo un paio d’ore di schermaglie, incidenti e botte tra trecento scalmanati e le forze dell’ordine, Trenitalia su indicazione del Viminale ha messo a disposizione un convoglio, permettendo ai ragazzi di partire senza pagare il viaggio.
Insomma, alla fine chi rompe non paga (e anzi, viaggia gratis) e i cocci restano ai romani. Vetrine sfondate, fioriere a pezzi, semafori infranti, scritte su muri e saracinesche, bancomat danneggiati, cassonetti in fiamme costellano la stazione ferroviaria teatro degli scontri finali e il percorso del serpentone, dalla cui coda partivano le scorribande dei «violenti». L’altra coda, inevitabile, è quella polemica da «day after». Walter Veltroni ringrazia come di consueto i romani per la pazienza, prima di condannare i soliti «violenti mascherati, estranei alla città». Fa eco al sindaco il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, che parla di «soliti criminali, vandali e imbecilli». Ma proprio queste dichiarazioni innescano la risposta piccata del presidente della federazione romana di Alleanza nazionale, Gianni Alemanno. Che non accetta la divisione tra «buoni e cattivi» del corteo, ricordando la «responsabilità oggettiva» della sinistra radicale che ha «fortemente voluto demonizzare la visita a Roma del presidente Bush», per poi stigmatizzare l’approccio tollerante che l’amministrazione capitolina riserva a «occupazioni e illegalità diffusa che creano uno spazio antagonista fuori da ogni controllo». Il consigliere comunale di An Luca Malcotti è ancora più esplicito: «È ora di finirla con questa ipocrisia di condannare la domenica i violenti che si finanziano nel resto della settimana».
E scoppia anche il caso-Selva. Il parlamentare di An avrebbe ammesso nel corso di una trasmissione televisiva di aver raggiunto sabato pomeriggio gli studi a bordo di un’autoambulanza. «Ho già chiesto al direttore dell’Ares 118 Vitaliano De Salazar - ha detto il presidente della Regione Piero Marrazzo - una relazione dettagliata sull’episodio che ha visto come protagonista il senatore Gustavo Selva e che attendo per domani mattina. Posso solo affermare che, secondo le prime informazioni raccolte l’episodio appare assai grave e suscita una forte indignazione.

Se l’approfondita relazione del 118 che ho richiesto confermerà le notizie frammentarie di cui adesso dispongo, intendo presentare un esposto alla procura della Repubblica contro il senatore Selva per tutti i reati che si possono configurare e per richiesta danni».

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