Scelti per decorare il vassoio dei dolci e per concludere cena o pranzo dopo lultima fetta di panettone o pandoro, i frutti secchi sono «natalizi»: questo non è che uno dei tanti luoghi comuni che in cucina finiscono per diventare regole. Fino a quando non si decide di sfatarli. Sarà per lalto valore calorico che ne fa una risorsa energetica o perché nella bella stagione si predilige quella fresca, ma il consumo di frutta secca è solitamente invernale.
Eppure la tradizione romana parla chiaro. Decisamente «ricco», questo alimento non sarebbe adatto a un periodo di festa, ma di penitenza. Nella Roma papalina, infatti, si mangiava in Quaresima. Il divieto di consumare la carne nei quaranta giorni prima di Pasqua era reso più dolce con la cerimonia del «segar la vecchia». Nel Foro Romano un fantoccio pieno di fichi, frutta secca e golosità varie, veniva squartato davanti al pubblico, che poteva tenere per sé ciò che riusciva a raccogliere. O a contendere ai vicini. Nel Seicento, Paolo Zacchia, medico dei papi Alessandro VII e Innocenzo X, consigliava, durante il digiuno, «per sostenere i più deboli, luso di frutta secca o biscotti composti da zibibbo, noci o mandorle». A fare il punto sugli aspetti salutistici della frutta secca è la Fondazione Nucis impegnata nella sua promozione a livello europeo (via Sabotino 46; 0637515147): «Offre energia, proteine, vitamine, minerali, fibra e molti grassi salutari. I monoinsaturi riducono il colesterolo, i trigliceridi e aiutano a controllare la pressione arteriosa. Migliorano la risposta allinsulina. Sono benefici per il cuore. I polinsaturi riducono il colesterolo e il rischio di malattie cardiovascolari». Per i nutrizionisti, il suo consumo costante ridurrebbe del 50 per cento il rischio di infarto. Secondo luniversità La Sapienza, agirebbe sul metabolismo, abbinando laumento di consumo energetico al senso di sazietà. Insomma, per sfatare un altro luogo comune, mangiata con moderazione non farebbe ingrassare, ma sarebbe, addirittura, utile nelle diete. Buona per la salute, quindi, e per il palato.
La scelta è ampia. Accanto a sapori «classici» come noci, nocciole, mandorle, uvetta, fichi, pinoli e pistacchi, ci sono quelli più «estivi» di albicocche, prugne, mele e banane, oltre agli esotici di ananas, dattero e papaya. Unampia selezione si può trovare da Dolciumi e frutta secca Onorati, bottega storica capitolina, aperta nel 1937 come negozio coloniale (Corso Rinascimento 8; 066865268). Con il miele, invece, da Apistica Romana (via Ulpiano 55; 066868004). È alla base di pregiati liquori alla Bottega Siciliana, dal rosolio di mandorla a quello di pistacchio (via Baldo degli Ubaldi 133; 066636176).
Ottima come snack, la frutta secca è ingrediente principe di ricette più o meno elaborate. Anche salate. Le idee non mancano. Si accompagna ai formaggi da Gina (via San Sebastianello 7; 066780251). Non può che essere in «verde» allInsalata Ricca (piazza Risorgimento 4; 0639730387): primeggiano le noci con prosciutto di Parma e funghi, bresaola e emmenthal. Seguono pinoli con quartirolo e mandorle con feta. Tra le proposte del Tartarughino, filetto di manzo al cognac, pepe verde e pistacchi su fonduta di pecorino romano (via della Scrofa 1; 066864131). Uvetta e pinoli impreziosiscono la dadolata di pollo, specialità della Locanda del Pellegrino (via del Pellegrino 107; 066872776).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.