Indagati gli agenti che hanno fermato i killer del brigadiere Legrottaglie

I poliziotti, nel corso del secondo conflitto a fuoco, hanno colpito a morte uno dei malviventi che hanno ucciso il brigadiere in Puglia

Indagati gli agenti che hanno fermato i killer del brigadiere Legrottaglie
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Come previsto da molti, è arrivato l'avviso di garanzia nei confronti dei due agenti della Polizia di Stato che hanno fermato i malviventi che hanno ucciso il brigadiere capo Carlo Legrottaglie in Puglia. Nel corso del secondo conflitto a fuoco, infatti, gli agenti hanno risposto ai colpi dei malviventi e uno di loro è rimasto ucciso. Il comunicato ufficiale della Polizia di Stato in merito all'operazione osserva che "il personale del Commissariato di Grottaglie ha ricevuto una segnalazione circa la presenza di due uomini che, a piedi, vagavano in contrada Monache. I poliziotti, intuendo che potessero essere i due ricercati, unitamente ad una pattuglia della Compagnia Carabinieri di Manduria, sono piombati immediatamente sul posto, intercettandoli in pochi minuti. Ne nasceva un conflitto a fuoco, all’esito del quale uno dei due fuggitivi decedeva a seguito delle lesioni riportate, nonostante il tempestivo intervento dei sanitari del 118".

Ma, ancora una volta, un agente di Polizia che presta il suo servizio per la collettività è costretto a doversi confrontare con la legge in quello che viene definito come "un atto dovuto" da parte della procura. "I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato ad uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo", si legge nella nota carica di rabbia di Stefano Paoloni, Segretario Generale del sindacato della Polizia di Stato SAP. "È un atto di garanzia che consentirà ai colleghi di partecipare a tutte le fasi del processo e anche ad eventuali incidenti probatori, ma dovranno farlo con i loro avvocati e sino a quando non terminerà il procedimento avranno la carriera bloccata", ha aggiunto il sindacalista.

Tuttavia, proprio grazie al decreto Sicurezza che è stato recentemente approvato nonostante le rimostranze della sinistra parlamentare ed extraparlamentare, almeno "l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è passato da 5mila euro complessivi a 10mila euro per fase del procedimento penale". Ma questi fatti, come sottolinea Paoloni, mettono davanti alla necessità di un ragionamento per cambiare il sistema: "Quando sussistono cause di giustificazione del reato quali l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa e l’adempimento del dovere non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico ma siano prima effettuati accertamenti di garanzia". L'auspicio è che le verifiche siano rapide e che i due agenti possano tornare a operare serenamente e a vedere crescere e progredire la propria carriera.

"Il Paese deve essere grato ai nostri due colleghi per aver rischiato la vita per assicurare alla giustizia pericolosi criminali. Chi fa il proprio dovere deve essere premiato e non messo sotto processo", conclude Paoloni.

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