Con lo stesso tempo che si impiega per andare dallEur a Montesacro nelle ore di punta, si giunge in uno dei luoghi più belli dItalia, la penisola sorrentina. Che ha due anime: quella becero-turistica di Positano e Amalfi, e quella dellarea sorrentina, più genuina, anche dal punto di vista gastronomico. Emblematico il borgo di Marina del Cantone, che ospita forse il miglior ristorante della zona, la Taverna del Capitano. È pur vero che pochi chilometri più in alto cè un altro grande nome della cucina italiana, don Alfonso Iaccarino. Ma il «Capitano» può vantare una dimensione certamente più «umana», sia in termini di prezzo che di accoglienza. La cucina non vuole stupire a tutti i costi ma neppure annoiare con le solite banalità marinare. Il merito va ad Alfonso Caputo, il giovane chef, figlio del «Capitano», che si è fatto le ossa prima da Gualtiero Marchesi e poi in Giappone. Dal primo ha certamente appreso larte della leggerezza e della semplicità. Dai giapponesi, anche se lui non lo ammette, ha imparato a friggere il pesce: la sua «frittura» è infatti quanto di più pulito e fragrante si possa assaggiare in Italia.
Fa da cornice a tutto questo, un servizio di sala che fa sentire il cliente coccolato ed accudito come un vecchio amico, circondato da quel mix tutto partenopeo fatto di calore e signorilità. Sui 60 euro, senza il vino.LA CAPITALE DEL GUSTO
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