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Il Capitale di marx ridotto a manga

Uno tra i tanti nostri problemi, a scuola, era nascondere i fumetti sotto il libro, per non farsi beccare dal professore. In Giappone è esattamente il contrario: è consigliabile nascondere il libro sotto il fumetto. Già perché il fumetto si studia, o (...) meglio è strumento di studio. Si chiama «manga» e ha un ruolo culturale ed economico rilevante.

Potremmo dire - visto con i nostri occhi - che è, in alcuni casi, un sistema abbastanza semplicistico per riassumere importanti opere d’arte straniere. Insomma, piuttosto che leggersi «Delitto e Castigo» di Dostoevskij, uno si sfoglia un fumetto (anzi, chiamiamolo col suo nome, un «manga») e in teoria dovrebbe essere lo stesso. Chiaro che così non è. Gente strana, i giapponesi. O fanno grandi invenzioni o copiano a meraviglia. Ma non si devono essere accorti dell’esistenza dei nostri «bigini»: un sunto, pure particolarmente stringato, di una grande opera letteraria sarà sempre meglio di una striscia? Niente. A loro piace così: disegnare la cultura, loro o degli altri poco conta. L’importante è rendere popolari dei testi che solo pochi volenterosi - e ben preparati - s’azzardano ad affrontare.

Prendete quello sventurato di Karl Marx che s’è affannato a scrivere il Capitale, un totem nella storia della cultura europea e internazionale, una rivoluzione filosofico-letteraria nella prima società industriale moderna (che purtroppo in pochi hanno capito fosse applicabile unicamente in quel particolare momento), prendete Marx - dicevamo - e immaginate il suo sconforto se venisse a sapere che la sua opera principale è diventata un «manga».

Già, il Capitale è finito in una striscia, immaginiamo lunghissima, che una casa editrice giapponese ha messo in commercio proprio in questi giorni. Non ci è ancora dato di sapere quante copie ne siano state vendute. Però, ci sentiamo di dire che, comunque vada, sarà un successo. Per i lettori, ovviamente, che saltando da una vignetta a un’altra evitano di sciropparsi migliaia di pagine di non facilissima lettura. E che, forse, grazie alla leggerezza del fumetto, non correranno il rischio di pensare che le teorie economico-politico-sociali di Marx siano ormai da prendere seriamente. Certo che, per un Bertinotti o un Ferrero, questo è un ennesimo brutto colpo. Ovunque nel mondo, escludendo Cuba, il marxismo è ormai un fantasma che viene pateticamente sventolato solo da chi ancora non ha compreso d’essere stato battuto dalla storia. Ma da qui a diventare un fumetto... Potranno consolarsi dicendo che il Giappone considera Marx uno dei grandi autori di sempre, visto che perfino la Divina Commedia di Dante, il Principe di Machiavelli e Così parlò Zarathustra di Nietzsche sono già diventati dei «manga».

E che, per ora, nessun disegnatore pare disposto a disegnare «manga» per i libri di Veltroni.

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