«La capitale sarà il laboratorio della nuova An»

Omar Sherif H. Rida

Da candidato sindaco del centrodestra a commissario della Federazione romana di An per volontà del presidente Gianfranco Fini. Dopo una campagna elettorale lunga sei mesi e a meno di trenta giorni dall’epilogo della corsa al Campidoglio, per Gianni Alemanno è gia tempo di nuove sfide.
Com’è maturata la decisione di Fini?
«È arrivata in seguito a una seria riflessione sull’opportunità di dare a Roma un nuovo progetto politico: la Capitale può e deve essere il laboratorio della nuova Alleanza nazionale».
Si spieghi meglio...
«Il mio incarico servirà a sperimentare nuove formule di attività politica a livello locale e a rinnovare le rappresentanze del partito e le diverse realtà territoriali. Lo scopo è quello di superare quelle difficoltà oggettive, soprattutto in termini di consenso e di presa popolare, che i partiti della Cdl stanno affrontando nelle aree metropolitane al momento del voto amministrativo. Personalmente tenterò di contribuire con quel surplus di esperienza maturata in questi anni in ambito nazionale, sia come dirigente di partito che come ministro».
Ci saranno differenze con la gestione dell’ex presidente Vincenzo Piso?
«Voglio sottolineare come la mia nomina non abbia alcuna valenza critica nei confronti dell’operato di Piso, che peraltro già da tempo aveva manifestato l’intenzione di lasciare la Federazione per sviluppare il suo ruolo in Consiglio comunale. Inoltre Piso ha retto ottimamente la presidenza provinciale in una fase storica difficile per An, caratterizzata dall’impegno delle energie migliori del partito al governo nazionale. Proprio in un’ottica di continuità ho già incaricato Vincenzo Piso di seguire la delicata trattativa con Fi e Udc per definire gli equilibri nei singoli municipi».
Proprio in Fi è in atto un aspro confronto interno post-voto...
«Forza Italia è il partito della Cdl che alle elezioni amministrative più sconta quel deficit di radicamento sul territorio di cui ho già parlato. Ritengo quindi che anche gli azzurri debbano impegnarsi profondamente nella loro riorganizzazione, invece di perdersi in dannose polemiche o cercare alibi alla sconfitta come quello del mio essere un candidato eccessivamente spostato a destra: a tal proposito è sufficiente ricordare le 76mila preferenze in più che ho avuto rispetto alla coalizione dei partiti».
L’impegno sul territorio farà da preludio a una nuova candidatura a sindaco tra 5 anni?
«Credo che parlarne sia ancora prematuro e non è il caso di fare questioni personalistiche. Certo che quando anche il secondo mandato di Walter Veltroni si esaurirà, per il centrodestra si aprirà la storica opportunità di tornare dopo decenni a governare Roma. La sfida di questi anni sarà appunto quella di essere pronti per quando arriverà quel momento e per riuscirci occorre, appunto, un’intensa attività sul territorio. Personalmente mi adopererò affinché quest’impegno a livello locale venga supportato adeguatamente e concretamente a livello nazionale».
Attraverso quali strumenti conta di riuscirci?
«Ad esempio mediante un lavoro intelligente alla Camera in commissione Bilancio, nel momento in cui verranno scritte le Finanziarie o si parlerà di risorse da destinare agli enti locali.

Mi sembra evidente come queste due dimensioni, territoriale e nazionale, siano ormai intimamente legate e come la prima, senza il supporto della seconda, non riesca a esprimersi compiutamente e Roma come Capitale d’Italia è il laboratorio privilegiato per realizzare questa iniziativa».

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