Politica

A Capri gelo sui ministri, cresce la voglia di urne

Malumori per la mancata partecipazione di Prodi e Padoa-Schioppa. Consensi all’opposizione

nostro inviato a Capri

Avari di applausi con gli esponenti del governo, a meno che non indichino vie di uscita che comportino cambi della guardia a Palazzo Chigi. Generosi con gli esponenti delle opposizioni, anche con quelli che non sono interlocutori abituali delle aziende; attenti persino alle tesi dei sindacalisti. Ed entusiasti nei confronti di chi chiede di andare alle urne. Per l’esecutivo il consueto esame autunnale del convegno di Capri non è positivo. Un po’ perché non hanno partecipato il premier Romano Prodi e i ministri economici. Ma anche perché sia i giovani imprenditori sia gli esponenti senior di Confindustria arrivati a Capri sembrano più interessati al dopo-Prodi e alle riforme che a quella che gli appare una navigazione a vista.
Persino il presidente dei Giovani imprenditori Matteo Colaninno, al suo ultimo convegno, ha preferito riporre le speranze in una prospettiva futura come quella del Partito democratico e dell’eventuale equivalente di centrodestra che addentrarsi negli intricati rapporti interni al centrosinistra. Gli interventi del primo giorno di Massimo D’Alema, Franco Marini e Giuliano Amato non sono andati male, ma solo perché si sono concentrati sulle riforme. E non hanno nascosto le difficoltà. Un premio per la buona volontà, che non ha impedito a Maurizio Gasparri di An e ad Angelino Alfano di Forza Italia di incassare più battimani rispetto ai tre big dell’Unione, in particolare quando hanno spiegato perché con questa maggioranza fare intese è quasi impossibile. Il bis lo ha fatto ieri il coordinatore azzurro Sandro Bondi che ha sfidato i padroni di casa dicendo che «parte dell’imprenditoria ha sbagliato ad avere avuto fiducia in Prodi» ed è stato sorpreso da un convinto applauso.
Per le stradine di Capri, il passaparola su temi frivoli, come la gaffe del ministro dell’Economia sui giovani «bamboccioni» offre spunti per ribadire la scarsa fiducia in questa politica e questo governo. Battuta infelice spiega Luigi Costanza, presidente degli under 30 della Sicilia che ieri ha aperto i lavori del convegno: «Abbiamo grande rispetto per il ministro, ma confidavamo in un confronto diretto con lui». La battuta lascia «del tutto indifferente» Massimiliano Raffa presidente dei Giovani industriali di Roma: «I politici pensano al loro teatrino, noi ci confrontiamo con problemi reali. Oggi entrare nel mondo del lavoro è difficile e lo si fa sempre più tardi».
Piccoli malumori rispetto a quello radicale andato in scena dopo l’intervento nel quale Paolo Mieli ha posto il governo di fronte all’alternativa tra il «fare» e le elezioni. Applausi scroscianti. E anche un po’ imbarazzanti. In primo luogo per Giovanna Meandri che si è ritrovata a intervenire dopo il direttore del Corriere della Sera. Il ministro ha tentato di cavarsela sottoscrivendo la tesi secondo cui prima bisogna fare la riforma elettorale e poi le elezioni. Ma lo sforzo non le ha risparmiato la più sonora salva di fischi della due giorni.

A dimostrazione che le aziende vogliono sicuramente le riforme, ma hanno anche fretta di andare alle urne.

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