È il successo dell’estate, anche se gli rimproverano di durare troppo (2 ore e 28 minuti). Perciò Inception, il thriller onirico del nuovo Stanley Kubrick, ovvero Christopher Nolan, negli Usa sta mietendo successi record da tre settimane, avendo incassato ben 248 milioni di dollari sulla piazza nordamericana. In Francia, dov’è uscito il 21 luglio, lo strano film, che sembra ispirato a Calderòn de la Barca e al suo La vita è sogno, ha superato i due milioni di spettatori nei primi quindici giorni. Naturalmente, a tanto clamore non è estraneo colui che ha avuto molto dalla Mecca del cinema, quel Leonardo Di Caprio, che a 35 anni vuole ancora di più. Volto globalizzato dai tempi di Titanic, ora Leo gioca la carta della science-fiction, mai calata dal sostituto di Bob De Niro (almeno, nel cuore di Martin Scorsese, di recente in tandem con lui nel visionario Shutter Island), pronto a lanciarsi nell’universo parallelo del subconscio con Inception (dal 24 settembre nelle nostre sale, distribuito dalla Warner).
All’origine della mente umana (in inglese Inception significa, appunto, «origine») non c’è labirinto, o meandro, che possa scoraggiare il suo Dom Cobb, incallito eroinomane capace di catturare i segreti del suo prossimo nel momento stesso in cui scaturiscono dal cervello delle sue «vittime», andando di sogno in sogno. A dirigere l’interprete, che si dichiara «vero fan del genere sci-fi», interviene un regista atipico e innovatore, in grado di lasciare il segno con Memento, Insomnia, Il cavaliere oscuro.
«Oggi non si trovano tante produzioni di questo livello, lontane dai canoni hollywoodiani. Nolan, invece, sa inventare intrighi a struttura multidimensionale. Il nostro è un viaggio catartico nel subconscio umano», spiega Leo, entusiasta di queste «tre ore di terapia, durante le quali lo spettatore si sposta in sei paesi». Intanto, su YouTube è visibile il trailer di Inception: pareti che si restringono, schiacciando Leo-Dom; corpi che camminano su percorsi paralleli a quelli abituali, rotazioni di 360 gradi d’ogni più inverosimile oggetto… Al di là degli effetti psico-spettacolari, da scrupoloso seguace di De Niro, Di Caprio s’è letto i testi sacri dell’onirismo, per prepararsi al ruolo: da L’interpretazione dei sogni di Freud all’opera omnia di Jung, tutto gli è servito a sbalzare un personaggio complesso e cerebrale, che vive di e nei sogni, però ancorato alla ferialità. Di fatto, Dom coltiva il ricordo d’una famiglia felice, la sua, formata con la seducente Mal («la sirena francese» Marion Cotillard), alla quale si relaziona - nonostante sia morta - in frequenti superfetazioni oniriche, ambientate nell’universo parallelo, ignoto ai mortali. A nulla valgono le iniezio di di saggezza dello strizzacervelli (Michael Caine). «Il mio sogno ideale? Vorrei più armonia nel mondo e tra gli abitanti del nostro tormentato pianeta», rivela l’ecologista star Usa d’origine italo-olandese (l’attore andrà alle Galapagos per lavorare con una missione oceanografica). «C’è molto da fare. In Asia, per esempio, occorre preservare in fretta gli ultimi duecento esemplari di tigri. Poi, ho intenzione di girare un documentario sulla deforestazione della giungla», annuncia Leo. «Da bambino volevo fare o il biologo o l’attore», scherza lui, che si muove a suo agio sia nel mondo del cinema che in quello scientifico.
Nel frattempo, sembra in dirittura finale Hoover, il nuovo biopic di Clint Eastwood su uno dei personaggi più controversi della storia americana recente, con Leo nei panni di Edgar Hoover, potente capo dell’FBI. «Adoro girare con Clint: è uno che sa quel che vuole e fa solo film personali.
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