di Marco Lombardo
Il solito weekend degli arbitri? E invece no, per una volta mettiamoci dalla loro parte, dalla loro prospettiva. E giudichiamo. Insomma: partiamo da Juve-Fiorentina e immagini alla mano si scopre che Saccani il rigore su Jovetic non poteva vederlo (poteva solo il guardalinee, ma era dallaltra parte del campo) e che il falso fuorigioco di Gilardino è la classica azione impossibile da cogliere usando solo locchio umano. Cioè lincrocio in un frammento di secondo tra il difensore che sale e lattaccante che vede la porta. La prova? Genoa-Catania di ieri, partita nella quale è stato annullato un gol al Grifone utilizzando lo stesso metodo empirico. E il gol era valido. Eppoi: il fuorigioco di centimetri di Mexes era più o meno grave di quello di Samuel in coppa Italia? E ancora: i rigori di Bologna-Milan e Lazio-Cagliari, siamo sicuri che non li avreste dati? E quello su Pazzini in Inter-Samp?
Insomma, come vedete cè materiale da Processo del lunedì e - naturalmente - da scandalo giornalistico. Ma il problema non è se gli arbitri siano davvero così scarsi (gli assistenti, però...) o se favoriscano solo le grandi «non sbagliando un colpo» come sostiene il Corriere dello Sport (e allora benvenuto tra le grandi al Catania), ma che il settore arbitrale sia rimasto lunico pezzo di calcio ancorato ai tempi del libero di ruolo e della coppa delle coppe. In pratica: il pallone corre, gli arbitri no, nonostante limpegno di Pierluigi Collina per produrre una nuova generazione di fischietti. Ma non basta: è ormai acclarato che ci sono azioni in una partita che sono impossibili da cogliere. Servirebbe un aiuto tecnologico (intendiamoci: moderato ma necessario. E il rugby insegna che non stravolge le partite), servirebbe quantomeno qualche occhio in più. Eppure lesperimento del doppio arbitro di qualche anno fu archiviato in fretta, così come quello dei giudici dietro le porte si sta perdendo dietro a una serie di prove e ripensamenti. E servirebbe soprattutto che gli arbitri trovassero la parola, invece di essere lunica categoria umana che deve chiedere il permesso alla mamma con settimane di anticipo per poter esprimere un concetto.
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