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La carica dei padani under 40 alla conquista delle istituzioni

Il Carroccio ha il record di parlamentari e amministratori più giovani. Su 22 deputati leghisti solo tre hanno più di 50 anni

La carica dei padani under 40 alla conquista delle istituzioni

Roma - La carica dei quarantenni, ma non solo. Perché in Parlamento e nelle amministrazioni locali la Lega è riuscita a stracciare qualsiasi record, portando nelle istituzioni che governano la politica perfino under 30 o under 35. Così, in un Paese come il nostro dove non si finisce mai di dire che non solo in politica ma in tutti i campi delle arti e dei mestieri la strada dei giovani è sempre in salita per colpa di una classe dirigente ultrasessantenne, il Carroccio è decisamente in controtendenza. Con numeri degni di finire sul libro dei Guinness dei primati. Due su tutti: il più giovane consigliere regionale della storia della Repubblica (Fabrizio Cecchetti, eletto in Lombardia alla tenera età di 29 anni) e il più giovane eurodeputato che abbia mai messo piedi a Strasburgo (Matteo Salvini, eletto a 31 anni). Che, non c’è alcun dubbio, non sono affatto casi isolati. D’altra parte, spiega Paolo Grimoldi, «è dall’inizio degli anni Novanta che alla Camera la Lega ha il gruppo parlamentare più giovane». Insomma, «nessuna novità». Parola di uno che di anni ne ha 31 e oltre a essere il coordinatore nazionale del Movimento giovani padani è pure alla sua prima legislatura da deputato.

E a scorrere i nomi degli eletti del Carroccio è difficile dargli torto. Su 22 deputati, un solo over 60, tre over 50 (di cui uno è il capogruppo Roberto Maroni) e due over 45. Gli altri sedici possono a pieno titolo far tutti parte del gruppo dei cosiddetti giovani. Con i due vicecapogruppo, Roberto Cota e Andrea Gibelli, che hanno 39 anni. E con deputati ormai di «vecchio» corso - come Giancarlo Giorgetti, Federico Bricolo o Davide Caparini - che non superano i 41. Ma quel che colpisce davvero sono i quattro under 35, che su un totale di 22 deputati vuol dire il 18 per cento, quasi due su dieci. Sono Stefano Allasia (classe ’74), Maurizio Fugatti (classe ’72), Grimoldi (classe ’75) e Massimo Pini (classe ’73).

Ma quel che più conta è che il fattore anagrafico è sempre accompagnato a quello della militanza e, quindi, della gavetta. In Lega, infatti, per ricoprire qualsiasi incarico, anche semplicemente fare il responsabile di un banchetto, sono richiesti almeno sei mesi di partecipazione attiva alle iniziative del movimento. Solo allora da «sostenitori» si diventa «militanti», una regola - spiega Grimoldi - «che ci permette di avere un numero davvero esiguo di opportunisti». E che permette al Carroccio di costruirsi una classe dirigente se nonostante la giovane età tutti i deputati di cui sopra vantano anni di militanza.

Allasia, per esempio, a 32 anni è pure segretario provinciale di Torino. Pini (34) è segretario della Romagna, mentre Fugatti (35) lo è del Trentino. E pure uno come Grimoldi, arrivato a Montecitorio a 30 anni, dal ’91 ad oggi di gavetta ne ha fatta. Da militante a coordinatore dei giovani di Monza prima e della Brianza poi, segretario cittadino a Monza, commissario alla provincia di Brescia, legato federale in Toscana, insomma un po’ di tutto. O, come dice il diretto interessato, «solo quello che la Lega chiedeva di fare».

E che nel Carroccio funzioni così lo si capisce dando una scorsa alla storia di quasi tutti i deputati. Un altro esempio è quello di Cota. A 32 presidente del Consiglio regionale del Piemonte, a 33 segretario della Lega in Piemonte, a 37 sottosegretario alle Attività produttive. Oggi, 39 anni appena compiuti, è alla sua prima legislatura e fa il vicecapogruppo. Come per gli altri, vale la regola dei meriti guadagnati sul campo se negli ultimi anni il Carroccio è arrivato a percentuali a due cifre in Piemonte e se Novara (sua città natale) è ormai diventata un feudo padano quasi al pari di Varese e Treviso.

E a dimostrazione che nel Carroccio la gavetta la fanno un po’ tutti c’è il caso di Alberto Filippi, imprenditore quarantenne della Vicenza che conta. Alla Camera, infatti, Filippi non c’è arrivato come sarebbe successo in molti altri partiti solo per il fatto d’essere un imprenditore di peso nel settore della chimica di base, ma dopo oltre dieci anni di militanza nella Lega, con tutti i passaggi del caso: alla metà degli anni ’90 ha fondato la sezione di Arcugnano dove è poi stato assessore all’Urbanistica, in seguito è diventato consigliere provinciale a Vicenza e infine vicesegretario provinciale del Carroccio.

Lo stesso discorso vale nelle amministrazioni locali. A partire da Flavio Tosi, 38 anni e neosindaco di Verona, che già nel 2005 con i suoi 29mila voti era stato il candidato consigliere regionale a riportare il maggior numero di preferenze «personali» tra tutte le 14 regioni al voto. E senza dimenticare un altro veneto doc come Luca Zaia, vicepresidente della Regione. Per arrivare a 40 anni dovrà aspettare il 2008, ma intanto è già stato per due volte presidente della provincia di Treviso riuscendo a farsi eleggere come candidato della Lega e non di tutto il centrodestra. Presidente della provincia di Varese, la città che ha dato i natali alla Lega, è un altro giovanissimo, il trentaseienne Marco Reguzzoni. Oggi è al secondo mandato, ma quando fu eletto nel 2002 all’età di 31 anni era il più giovane presidente di provincia di tutta Italia.

Tanto lui quanto il sindaco di Milano Letizia Moratti, peraltro, come assessore al Marketing territoriale si sono affidati a un giovane padano: Reguzzoni a Giangiacomo Longoni, la Moratti a Massimiliano Orsatti.

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