(...) ma indipendente. Chiamiamola lista civica, chiamiamola lista del presidente, chiamamola lista rossa, blu, verde o viola o arancione, ma il concetto con cambia. Per vincere, il valore aggiunto è indispensabile.
Non mi interessa sapere se è giusto o sbagliato che, soprattutto a Genova città, che da sola rappresenta quasi la metà del corpo elettorale, ci sia gente che è allergica al simbolino del Pdl e al nome di Berlusconi. Per me è sbagliatissimo, però è così e occorre tenerne conto. E lo stesso Berlusconi è stato il primo ad entusiasmarsi lo scorso anno quando seppe che Enrico Musso laveva criticato in passato, anche duramente: «Benissimo così. Prenderà più voti dei genovesi».
Il secondo consiglio (non richiesto) che mi sento di dare a Sandro Biasotti è quello di lasciar perdere i tanti personaggi in cerca dautore che in questi periodi girano attorno al centrodestra, aiutati dai sondaggi favorevoli. Ci sono sigle che hanno più aderenti che voti. E visto che si contano i voti e non le sigle o gli acronimi, mi sembrerebbe un ottima idea quella di non appesantire di zavorre il carro del vincitore, prima che rischi di diventare il carro dello sconfitto.
Terzo punto. Lho detto fino allo sfinimento: Claudio Burlando sta già facendo campagna elettorale in ogni modo e tagliando qualsiasi nastro (laltro giorno, ad esempio, nuova tappa a Pegli), utilizzando anche la sua carica istituzionale. Occorre iniziare a battere palmo a palmo la Liguria, prima che sia troppo tardi.
Quarto punto. Dare il giusto peso alle parole. Essere sempre credibili, senza esagerare: definire - come hanno fatto gli arancioni - «attentato» un grosso petardo a un gazebo, sicuramente fastidioso e inopportuno, segno di una scarsa democrazia di chi lha lanciato, è però eccessivo. Gli elettori, soprattutto quelli moderati, hanno bisogno di credibilità. Le esagerazioni e le sparate lasciamole alla sinistra. E lo dice lunico giornale che, sia a livello nazionale che locale, ha dato ampio spazio a quello sgradevole episodio, ridicolizzato o ignorato da altri.
Il quinto consiglio nasce dalla lettura di unintervista di Biasotti al nostro Diego Pistacchi. Lasci stare i paragoni con Obama. Non è vero che la campagna elettorale del presidente degli Stati Uniti è durata solo tre mesi, anzi. La candidatura di Obama è stata costruita passo passo, da anni a questa parte. E, anche solo, limitandosi al cammino presidenziale vero e proprio, il fenomeno Obama inizia con i caucus dellIowa del 3 gennaio 2008. Non tre mesi, insomma.
Il sesto consiglio non richiesto, sempre leggendo lottima intervista di Diego, è quello di lasciar perdere ogni citazione di Terzo Valico e di Iit. Sappiamo tutti benissimo che sono il futuro della nostra città e della nostra regione. Ma sappiamo altrettanto bene che non sono argomenti che portano messi di voti. Parliamo, piuttosto, di cose concrete. Di malgoverno delle sinistre. Della città e della regione più belle del mondo che, a tratti, sembrano abbandonate. Di piccoli problemi quotidiani. Ricordiamoci gli errori del passato e stiamo attenti a non ripeterli.
Lultimo consiglio a Sandro è quello di tornare, prima possibile a lavorare sulla Liguria, battendola palmo a palmo con il calore e la passione di cui è capace. Solo così sarà possibile competere davvero per vincere.
Sarà importantissimo, ma credimi, caro Sandro, non serve per vincere le elezioni.
Con sincera stima e amicizia,
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