Qualcuno lo spieghi al Senatur: non serve comprare le squadre, conta molto di più comprare gli arbitri. Sono loro ad avere in mano la chiave. È stato dimostrato anche stavolta: un arbitro compiacente si sarebbe fatto sfuggire il fuorigioco (difficilissimo da individuare) di Quagliarella, prima di mandare la palla in rete. E cosa dire del gol fantasma? Un fischietto occhio di lince avrebbe visto il pallone (cosa importa se era solo mezzo?) al di là della linea. Perfino la moviola ha faticato a mostrare la realtà. Quindi strepitassero pure gli slovacchi: gol è, quando arbitro fischia (leggi Vujadin Boskov). Il resto sono chiacchiere. Vero che in certi casi conta la bandierina del guardalinee, ma un arbitro in gamba sa come cavarsela.
Ecco, se l’Italia avesse ammorbidito l’arbitro forse saremmo a discutere sul gol non gol, ma con gli azzurri negli ottavi. Inutile inorridire, dicendo: così non si fa. Vero, anche se il mondo del pallone (compreso quello italiano) non sempre ha seguito tal consiglio. Qualche caso è rimasto nascosto. Qualche altro si è intuito. Altre volte basterebbe chiedere a vecchi campioni, che a fine carriera sono sempre ben informati.
Questo per dire che il Senatur, nella sua mal riuscita battuta di spirito, è stato un po’ ingenuo: quando mai i calciatori si fanno comprare, sapendo che basta molto meno per andare a giocare in Italia o altrove. Oggi serve un buon procuratore. Fra l’altro il migliore della compagnia (Hamsik) è già sotto contratto.
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