Caro-frutta al supermercato, per l'Antitrust c'è del marcio

È l'unico settore in cui i prezzi della grande distribuzione sono maggiori che al mercato, dice il Garante, che minaccia sanzioni in caso venissero fuori "cartelli" tra le catene

Caro-frutta al supermercato, 
per l'Antitrust c'è del marcio

Al supermercato si risparmia su tutto, tranne che sull'ortofrutta. E per l'Antitrust tra gli scaffali si inizia ad avvertire il marcio odore di accordi di cartello tra le catene. Solo un sospetto per ora, ma messo in evidenza in modo chiaro dal Garante.

Il punto da cui parte l'Authority è che per acquistare frutta e verdura la Grande distribuzione organizzata, ovvero super e ipermercati, è meno economica rispetto ai mercati rionali. Emerge dalla relazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, illustrata da Carla Rabitti Bedogni, intervenuta al Forum internazionale dell'Agricoltura e dell'alimentazione organizzato da Coldiretti in collaborazione con studio Ambrosetti. «Limitatamente ai prodotti ortofrutticoli - ha spiegato - l'indagine conoscitiva ha evidenziato come la Grande distribuzione organizzata, non riesca ad utilizzare, a meno di non trovare fornitori di dimensioni e caratteristiche adeguate, gli stessi criteri di marketing di acquisto che utilizza per gli altri prodotti (centrali di acquisto, piattaforme distributive centralizzate, etc.). Ne derivano costi di approvvigionamento più elevati e, dunque, un'offerta relativamente meno economica rispetto ai mercati rionali. L'accorciamento della catena derivante dalla distribuzione diretta del produttore, come i farmers' market, i mercati degli agricoltori, rappresenta un'alternativa concreta».
«Le autorità di concorrenza europee hanno tradizionalmente adottato un atteggiamento "benevolo" nei confronti della Grande distribuzione organizzata -avvisa l'Antitrust- laddove i risparmi di costo e la maggiore efficienza derivanti dagli acquisti centralizzati e dalle economie di scale venivano in buona misura trasferiti a valle a favore dei consumatori. Tuttavia - ha concluso - la lettura "benevola" sin qui privilegiata anche dall'Autorità italiana potrebbe mutare radicalmente laddove emergessero contatti tra catene ovvero tra centrali d'acquisto. In questa ipotesi, l'esercizio, a volte anche ruvido, del potere contrattuale nei confronti dei fornitori non troverebbe più alcuna giustificazione e anche i vantaggi per i consumatori finali rischierebbero di essere significativamente ridimensionati».

Gli agricoltori del resto hanno sempre denunciato il fenomeno del rincaro eccessivo nel percorso campo-tavola. «Secondo l'ultima indagine conoscitiva dell'Antitrust i prezzi per l'ortofrutta - precisa la Coldiretti - moltiplicano di tre volte dalla produzione al consumo e i ricarichi variano dal 77 % nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103 % nel caso di un intermediario, al 290 % nel caso di due intermediari, al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale).

Proprio per tagliare le intermediazioni ed arrivare ad offrire prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo Coldiretti - ha ricordato - ha lanciato un progetto per la realizzazione di una filiera agricola tutta italiana attraverso la rete di Consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole».

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