Bogogno - Ne uscirebbe una bellissima squadra di calcio: Rampulla, Tassotti, Cabrini, Guardiola, Nedved, Berti, Donadoni, Mauro, Platini, Vialli, Del Piero. Con annesse riserve. Invece erano lì mazza fra le mani, mano inguantata, maglietta blu con tricolore sulle spalle perché nessuno pensasse a un «allez la France» in onore di Platini, un contorno di scollature, gambe lunghe e forme femminili da far venire il mal di testa, e il verde stavolta dei campi da golf. Platini presidente Uefa molto casual si sentiva a casa sua, avendo gli avi di queste parti.
Gli altri con le gambe un po’ dure, osservati dai professionisti della buca, si trattasse di Emanuele Canonica o dei fratelli Molinari. Uniti dal golf come passione. E dall’idea di sostenere la fondazione Mauro e Vialli, chiamata a raccogliere danari per sostenere la ricerca sulla Sla (sclerosi laterale amiotrofica, altrimenti detta morbo di Gehrig): professionisti, sportivi famosi e dilettanti della mazza hanno fatto squadra, messo danari, munto gli sponsor.
Sotto traccia discorsi di calcio. Donadoni che scambia chiacchiere con Del Piero e liquida con una battuta chi gli chiede di Totti: «Non lo conosco...». Nedved che torna sui suoi nervi tesi. E Milan-Liverpool per tutti. Il ct ne parla quasi da tifoso. «Mi auguro vinca il Milan, come italiano, come ct della nazionale e visti i miei trascorsi». Nedved con il rimpianto della Champions. «Ormai sono vecchio, non so nemmeno se continuerò un altro anno. Ho visto Milan-Manchester con grande nostalgia. Mi sono divertito, partita bellissima, però mi ha preso la tristezza. Non credo vivrò più un’esperienza così. Come dice Gattuso: noi che corriamo tanto, duriamo meno degli altri».
Discorsi da uomini di calcio e per il calcio. Il ct con tutti i suoi affanni mentre i suoi azzurri provano a dargli una mano reclamando l’anticipo del torneo. «Non ci voleva il posticipo dell’inizio del campionato: speravo di avere a disposizione una partita in più di campionato prima di convocare la nazionale in settembre». Nedved con i suoi problemi e i suoi furori. «Sto male alla caviglia sinistra, per fortuna mi squalificheranno e potrò riposare. In serie B bisogna combattere in ogni partita, gli avversari sanno che mi innervosisco e fanno apposta a tirarmi la trappola. Ed io ci casco sempre. Ma in serie B senza questa determinazione non si va lontano».
Dalla serie B alla Champions: distanza anni luce. Soprattutto per questa Juve. «Ha ragione Deschamps, il prossimo anno non potremo vincere lo scudetto. Ci vorranno rinforzi, almeno tre-quattro oltre a quelli già acquisiti». Invidia il Milan? Forse, un po’. Gli invidia la sfida con il Liverpool. Appunto. Immagina la battaglia. «Il Liverpool ha una faccia brutta, è una squadra molto fisica. Ma il Milan non deve aver paura. Può vincere, gioca un calcio bello da vedere, divertente. Complimenti!». E si mette a ridere quando ripensa alle sfide tra guelfi interisti e ghibellini milanisti. Meglio la Champions o il campionato? La risposta vale per tutti. «Qualunque cosa uno vinca, ha affrontato tante difficoltà e va rispettato. Ma io vorrei vincere entrambe le cose».
Il Milan è in forze anche sui campi da golf. Massaro è un esperto. Van Basten pure. Tassotti ieri si fermato per un po’ di male al braccio, salvo strizzar l’occhio ai presenti. «Ma il Milan non si ferma». Donadoni ha rovistato nella psicologia di una finale. «Contro il Liverpool non sarà una rivincita, il Milan deve solo pensare a questa partita: il passato non conta nulla». Invece il futuro potrebbe essere ancora più splendente.
La squadra vista contro il Manchester è stato il Milan più bello dell’anno, forse uno dei più belli di sempre. «Ma non è finita qui», suggerisce il ct cuor di tifoso. «Il Milan che ha battuto gli inglesi basterebbe per battere il Liverpool. Ma credo possa fare ancora meglio». E palla in buca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.