
Gentile Direttore Feltri,
martedì Alberto Stasi sarà di nuovo interrogato dagli inquirenti in merito all'omicidio della ex fidanzata. Non si è mai sentito di un condannato che viene interrogato quando ha già scontato la pena e in relazione al reato per cui è già stato processato. Ma cosa combinano questi magistrati?
Enrico Crea
Caro Enrico,
cosa hanno combinato e combinarono i magistrati che hanno condannato Alberto Stasi dopo due assoluzioni intervenute in primo e in secondo grado? È questa la domanda che semmai dovremmo porci. Io ritengo che gli inquirenti i quali hanno riaperto le indagini stiano lavorando bene, ne sono quasi stupito, di sicuro hanno dimostrato coraggio e amore di verità, dal momento che la Giustizia è restia ad ammettere di avere potuto prendere un granchio, ossia di avere commesso un errore madornale gettando in gattabuia un ragazzo, a cui è stata distrutta l'esistenza, con l'accusa peggiore che possa essere formulata: omicidio. Ho sempre sostenuto l'innocenza di Stasi e ho sempre confidato, senza tuttavia farmi troppe illusioni, considerato che so come vanno certe cose, che la verità sarebbe emersa prima o dopo. Ebbene, oggi, purtroppo più dopo che prima, sembra che questo stia accadendo, ma - ahimè - Alberto ha già scontato una lunga (probabilmente ingiustissima) pena per un crimine mai commesso. Egli è stato convocato in procura, a Pavia, quale testimone, non come indagato, specifichiamolo. Ed è ben disposto, come sempre è stato, a collaborare con gli inquirenti, rispondendo a qualsiasi domanda. Mai Stasi si è rifiutato di parlare, bensì ha sempre dato prova di un comportamento teso alla cooperazione. Ho avuto modo di conoscere Alberto di persona. Mi sono trovato davanti un uomo educato, pacato, gentile, dall'animo sensibile, il quale, suo malgrado, è stato coinvolto in un crimine terribile a cui non ha partecipato e che non ha realizzato. La sua colpa? Essere il fidanzato della vittima. Dunque, per comodità, si è scelto di sposare una tesi accusatoria, di cui si sono innamorati gli inquirenti di allora e i media, e su questa si è deciso di marciare, a scapito di un'altra vita, quella di Alberto. Vittima collaterale di un delitto da questi non messo a segno. Simili sbagli non dovrebbero verificarsi poiché, se non sono razionali ed equilibrati gli operatori del diritto, quale giustizia può esistere su questa Terra?
Sono dal principio persuaso che qualcuno, il vero assassino, o assassina, l'abbia fatta franca e non per abilità, non perché abbia compiuto il delitto perfetto, bensì grazie alla malsana tendenza umana di affezionarsi al pregiudizio. Ma, allorché ti lasci abbagliare dal pregiudizio, va da sé che abbandoni lungo la via il giudizio. E questo è quello che è avvenuto.
Forse il tempo rimette le cose al loro posto, così si dice, per consolazione, però il tempo trascorso
dietro le sbarre non potrà in alcun modo essere restituito a Stasi. Vent'anni quasi di galera, vent'anni da assassino, senza esserlo. Tu, Enrico, riesci ad immaginare un destino peggiore?Io, francamente, no, non ci riesco.
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