"Ho sbagliato ma ho ragione". Torna a parlare la sindaca che si è tolta il tricolore

Katharina Zeller (Svp), neoeletta sindaca di Merano, interviene sulle polemiche scoppiata dopo il suo insediamento, quando si è tolta la fascia tricolore che le aveva messo il suo predecessore

"Ho sbagliato ma ho ragione". Torna a parlare la sindaca che si è tolta il tricolore
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Dice di non averlo fatto per mancanza di rispetto. Ma il gesto della neo sindaca di Merano, Katharina Zeller (Svp), che appena gliel'ahhno messa si è tolta la fascia tricolore, è davvero brutto. Ecco come si è giustificata in un'intervista a Repubblica: "Non mi sono sfilata la fascia per mancare di rispetto al tricolore. Rappresenta l’Italia, la mia patria: in qualità di vicesindaco negli ultimi anni ho sempre indossato il tricolore in ogni occasione ufficiale e così farò anche in futuro. Mi sono opposta a un gesto provocatorio, teso a presentarmi come una bambina infantile obbligata ad ubbidire a un esperto uomo maturo".

Dunque, riavvolgiamo il nastro. Il sindaco uscente nel passaggio di consegne decide di metterle la fascia tricolore. Lei la prende male ritenendo che si tratti di una provocazione. Poi, finita nel tritacarne mediatico, prova a difendersi dicendo che era emozionata. E ci sta, non possono esservi dubbi. Poi ammette: "Non lo rifarei". Riconosce, quindi, di aver preso una cantonata. Anche se insiste nel puntualizzare la "sua verità".

"Capisco che una parte di cittadini non solo altoatesini, ignara delle ragioni politiche della prepotenza di un sindaco di destra appena sconfitto dalla sue ex vice sostenuta anche dal centrosinistra, possa essersi sentita offesa. Per questo è stato un gesto istintivo ma inopportuno: non ho problemi a chiedere scusa". Porge le scuse ai cittadini, e di questo le va dato atto, ma al contempo continua a puntare il dito contro il suo predecessore.

Nell'intervista dichiara anche di non avere idee nostalgiche, cioè anti italiane. "Faccio politica per unire e non per dividere: tutti i gruppi linguistici dell’Alto Adige hanno una storia di dolore e di soprusi e da tempo abbiamo girato pagina per vivere insieme. Non sarò mai simbolo e strumento degli estremisti che vivono di rancore, tedeschi o italiani che siano"

La cosa che meno convince è quando la sindaca, appellandosi alle normative vigenti, mette sullo stesso piano la "chiave della città" e la fascia tricolore. E insiste sul fatto che dalle sue parti la fascia non sia obbligatoria: "Nel 2017 il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha approvato una mozione che equipara la fascia tricolore al collare con lo stemma del municipio. La fascia è obbligatoria solo quando un sindaco esercita le funzioni di ufficiale di stato civile, o nelle cerimonie pubbliche. Si è deciso, proprio per superare le divisioni etniche e per rispettare ogni sensibilità, di adottare l’effige comunale affinché tutti si sentano pienamente rappresentati. Già nel 1997, quando venne in visita il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, molti sindaci indossarono solo il collare municipale: nessuno si sentì offeso".

Poi va oltre e, giocando a fare la vittima, dice che che fosse stata un uomo probabilmente tutto questo caos non sarebbe scoppiato.

"Se al mio posto ci fosse stato un nuovo sindaco di sesso maschile, il mio predecessore non lo avrebbe affrontato fisicamente in modo tanto invasivo, pretendendo l’obbedienza pubblica a un ordine". E insiste: "Non ho rifiutato il tricolore, ma una prepotenza muscolare esibita per riaprire i conflitti e i rancori di cui le destre estreme hanno bisogno per non diventare irrilevanti".

Il commento di Filippo Facci

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