Le prese di posizione dei vescovi italiani dopo la tragedia avvenuta al largo di Lampedusa sono state bollate da Umberto Bossi come «parole senza senso». «Perché - si è chiesto il leader leghista in vacanza a Calalzo di Cadore - le porte non le apre il Vaticano, che ha il reato di immigrazione? Diano loro il buon esempio... ».
La Lega Nord sembra tornata ai tempi dello scontro con la Chiesa, agli attacchi irriverenti, all’equiparazione del Vaticano con uno dei tanti ministeri romani. Secondo lo scrittore Ferdinando Camon, dopo l’approvazione del «pacchetto sicurezza» è in atto un «vero scontro tra Chiesa e Lega». Uno scontro, spiega, «che durerà, perché chiama in causa non atteggiamenti o interpretazioni, ma la visione centrale che le due istituzioni, quella politica e quella religiosa, hanno dell’uomo, della società e del futuro. La Lega guarda all’hic et nunc, non dico all’europeo o all’italiano, ma all’italiano del Nord, alle sue città, le sue case, le sue aziende. La Chiesa tiene presente, non dico l’italiano o l’europeo, e nemmeno l’occidentale, ma l’uomo nella sua dimensione di creatura di Dio: se da una parte l’uomo che non è nato in casa mia non è mio fratello, dall’altra parte l’uomo che è stato creato dallo stesso Padre è mio fratello e se non lo tratto come tale commetto una colpa».
Si torna dunque al clima del 1992, quando la segreteria della Cei sentenziava che «votare Lega per un cattolico non è un peccato, ma è un errore»? L’orologio della storia sta forse per tornare all’autunno del 1997, l’annus horribilis, quando il Senatùr invitava la Padania «a combattere contro il nazional-clericalismo», sentenziando: «Il Sud è quello che è grazie all’Atea Romana Chiesa, con i suoi vescovoni falsoni che girano con la croce d’oro nei paesi dove si muore di fame: il principale potere antagonista dei padani»? O quando invitava: «I preti pensino all’anima, lascino stare la politica»? Uno sguardo più attento alla situazione attuale e all’evoluzione del partito nordista sembra smentire questa prima impressione.
La Lega Nord, pur avendo in passato ammiccato a pratiche folkloristico-paganeggianti come la raccolta dell’ampolla con l’acqua del dio Po e la riscoperta in salsa leghista dei riti celtici, raccoglie buona parte dei suoi consensi tra il popolo cattolico. Tra quei cattolici che magari talvolta sognano una Chiesa padana, che amano distinguere il basso clero di frontiera dai «vescovoni», ma che vanno a confessarsi e vanno a messa dal parroco, senza mai genuflettersi al dio Po, che nei territori tradizionalmente leghisti è senza dubbio meno conosciuto e pregato di Gesù Cristo e della Madonna. Certo, per parte di loro la difesa dei valori cattolici rappresenta più che altro una battaglia anti-islamica. E non è un caso che i due prelati più amati in questo senso dai leghisti - il vescovo di Como Alessandro Maggiolini, oggi scomparso, e l’arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi, oggi emerito - siano stati tra quelli che già un decennio fa invitavano ad alzare la guardia sul fenomeno islam. È vero, ci sono leghisti tradizionalisti, lo stesso Bossi è andato a una messa lefebvriana; e don Floriano Abramovich, il prete recentemente espulso dalla Fraternità San Pio X per aver condiviso le tesi negazioniste sulle camere a gas del vescovo Williamson, a suo tempo aveva inaugurato le sedute del Parlamento del Nord a Vicenza. Così come è vero che Radio Padania conduce una martellante campagna contro l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, il cardinale brianzolo tra i ghostwriter delle encicliche morali di Giovanni Paolo II, dipinto oggi come un pericoloso comunista e un irresponsabile buonista pronto a spalancare le braccia (e le chiese ambrosiane) agli immigrati seguaci di Maometto. Ci sono però anche altre storie e altri esempi, come quello del vescovo di Treviso Andrea Bruno Mazzoccato, che evitando la contrapposizione delle pubbliche dichiarazioni e delle battute, è riuscito a costruire un buon rapporto personale con sindaco e vicesindaco leghisti nel capoluogo della Marca.
E c’è soprattutto un dato di fatto che pochi notano, e che la dice invece lunga su come i vertici della Cei guardino alla Lega Nord in questo momento. Quando si è trattato di scegliere e di votare su questioni eticamente sensibili, i parlamentari e senatori del Carroccio sono stati tra i più pronti e i più assidui nel sostenere i valori tradizionali e le scelte che stanno a cuore alla Chiesa, com’è accaduto anche di recente in Senato in occasione dei lavori sulla legge sul fine vita. Segnali concreti, reali, destinati a pesare molto di più delle battute di Bossi, il Senatùr che poche ore prima di sparare la sua bordata sul Vaticano, è andato a visitare la chiesa cadorina di Rizzios, dove si conserva una pianeta usata dal beato Marco d’Aviano, il frate cappuccino che ricreando la Lega Santa delle nazioni cristiane contribuì alla vittoria sull’esercito turco che assediava Vienna nel 1683 e impedì l’islamizzazione dell’Europa.
Se sull’immigrazione le posizioni tra Chiesa e Carroccio rimangono distanti, su aborto, eutanasia, matrimoni gay e nuove frontiere della bioetica Oltretevere sanno di poter contare sull’apporto dei leghisti. E preferiscono abbozzare senza replicare alle battute agostane sui «vescovoni».
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