Caruso non sfila coi commercianti: «Penso ai dimostranti in galera»

D’Alema a Bertinotti: «Io non l’avrei presentato». Fassino: «Dialoghiamo soltanto con chi rifiuta la violenza»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Mentre Bertinotti continua a dire che Caruso non si tocca e Fassino ribadisce in modo che non ci sia alcun equivoco che «i teppisti che hanno sfasciato le vetrine a Milano non hanno nulla a che vedere con il centrosinistra e io li considero dei nostri nemici», lui, Francesco Caruso, il contestato candidato di Rifondazione comunista, non fa una piega. E insiste: «La mia preoccupazione in questo momento è la liberazione dei manifestanti arrestati sabato scorso a Milano». E aggiunge: «Io non ho alcuna intenzione di sfilare insieme alle forze politiche che in questi giorni hanno alimentato una campagna di aggressione nei confronti di forze e movimenti della città di Milano. Io non parteciperò sicuramente alla fiaccolata dei commercianti di Milano di stasera: spero che questo ancora mi sia permesso, cioè non venga agitato e strumentalizzato ipocritamente dagli avvoltoi del centrodestra».
E le sue affermazioni sono ampiamente stigmatizzate da Robin, editorialista di Europa, il quotidiano della Margherita, che invita ironicamente Caruso a passare nella Casa delle libertà: «Dopo una girandola di dichiarazioni e smentite che neanche Bonaiuti, il candidato Caruso si attesta sulla richiesta di libertà per i ragazzi di corso Buenos Aires. Forse ha sbagliato coalizione. Quella dove si può sfasciare l'Italia, ignorare le leggi e poi pretendere l'impunità si chiama appunto Casa delle libertà. Provi lì, magari si trova bene».
Francesco Caruso intanto ha deciso di passare all’attacco e, ricorrendo alla magistratura, querela il Quotidiano Nazionale, colpevole, secondo lui, di aver pubblicato un’intervista inventata sugli scontri di sabato a Milano e pubblicata lunedi scorso. L’atto di querela nei confronti del giornalista che ha firmato l'intervista, Nino Femiani, e del direttore di Qn Giancarlo Mazzucca, è stato depositato ieri alla Procura di Benevento dal legale di Caruso, Annalisa Senese. L'avvocato chiede l'acquisizione dei tabulati del cellulare di Caruso al fine di dimostrare che l'intervista non è stata mai effettuata.
Sul botta e risposta con Bertinotti a proposito della candidatura di Caruso stigmatizzata dal presidente dei Ds, lo stesso D’Alema precisa che non c’è nessun problema con Fausto Bertinotti. E alle accuse di ingerenza mossegli dal segretario di Rifondazione risponde: «Non mi sono ingerito in niente - ha replicato D’Alema - perché ho detto che io non l'avrei candidato». D'Alema liquida la questione aggiungendo: «Ieri siamo stati insieme tutto il giorno con Bertinotti, siamo tornati da Strasburgo a Baden Baden, e da lì a Roma». Insomma nessuna ostilità fra i due alleati, così affermano.
Anche il segretario dei Ds Piero Fassino cerca di smussare qualunque frizione con Bertinotti e ribadisce la sua condanna sugli incidenti di Milano: «Altra cosa è che il centrosinistra e le istituzioni abbiano la capacità di mantenere un dialogo con aree come i centri sociali che esprimono una lettura più radicale della società. Naturalmente questo dialogo ha un discrimine: che noi ragioniamo con chi rifiuta la violenza. Vale anche per Caruso».
E lancia un monito anche al centrodestra: «Dico alla destra di guardarsi in casa perché Berlusconi - ha concluso - ha fatto un accordo elettorale, con tanto di conferenza stampa, con formazioni neofasciste e neonaziste. Tutti allora siano coerenti».

Sul rifiuto alla violenza aveva insistito ieri lo stesso Bertinotti che, nel difendere il suo candidato, aveva sottolineato, durante un’intervista a Radio Radicale: «La condanna della violenza è stata fatta. Ogni speculazione d’ora in avanti è uno scandalo morale. Non si può sfiorare Caruso su questo argomento. La questione è stata chiusa da Caruso medesimo».

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