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Casa ai profughi dove voleva il Comune

Una notte accampati nell’aula del consiglio a Palazzo Isimbardi. Una mattinata calda e gli scontri con la polizia. Poi l’estenuante sit in sul sagrato del Duomo ridotto a un accampamento. Intorno tutto un susseguirsi di proposte, rifiuti, trattative, polemiche incrociate tra Provincia e Comune, centrodestra e centrosinistra. Finisce solo nella notte, gelida come mai quest’anno, l’odissea dei rifugiati politici sudanesi, eritrei ed etiopi evacuati da via Lecco. Alla fine ad avere la meglio è il Comune. Niente sistemazione nella scuola di via Saponaro, ma extracomunitari divisi nei diversi centri di accoglienza predisposti per loro. I 67 sudanesi saranno ospitati in viale Ortles, i 98 eritrei fra via Pucci (48) e via Anfossi (50). Altri 12 saranno ospitati in via di Breme, mentre le donne andranno in via Sammartini. «Un sospiro di sollievo - commenta l’assessore Tiziana Maiolo -.

Ma è la dimostrazione che sarebbe stato molto meglio se i cosiddetti “mediatori” si fossero messi da parte, perché hanno fatto solo danni». «Penati si deve scordare via Saponaro - attacca il vicesindaco Riccardo De Corato -. Non possiamo trasformare le scuole di Milano in residence per i rifugiati politici».

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