Le case della mafia diventeranno scuole

Accordo tra il ministro Gelmini e il direttore del Demanio: 230 immobili sequestrati saranno destinati a progetti educativi

da Roma

Avranno un buon sapore le mozzarelle di bufala che alcuni istituti alberghieri produrranno nell’agro aversano in un feudo sequestrato ai casalesi. Gli unici a cui è probabile non piaceranno. Un esempio importante sulla strada in cui, per dirla con le parole del ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, «i centri di prevaricazione e violenza si trasformeranno in luoghi della speranza».
Un progetto possibile grazie all’accordo tra Miur e agenzia del Demanio, grazie al quale 230 immobili confiscati alla criminalità organizzata saranno assegnati alle scuole per la realizzazione di progetti educativi e di formazione professionale. L’iniziativa, avviata ieri con la firma dell’accordo tra il ministro Gelmini e il direttore del Demanio, Elisabetta Spitz, e «benedetta» dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso presente alla conferenza stampa di presentazione a palazzo Chigi, renderà in breve tempo disponibili 120 abitazioni, 41 locali, 40 fabbricati e 29 capannoni confiscati ai maggiori esponenti di mafia e camorra. Il 90 per cento di questi si trova nel Sud, il 60 per cento in Sicilia. Nell’elenco degli «ex proprietari» Salvatore Riina, Giovanni Brusca, Angelo Siino, Gaetano Sansone, Salvatore Rea, nonché De Benedittis e Nicoletti della banda della Magliana.
La maggior parte degli stabili, ricorda il ministro dell’Istruzione, «verrà utilizzata da istituti professionali, soprattutto da quelli alberghieri, ma stiamo studiando la possibilità, con la collaborazione degli enti locali, anche per le scuole medie inferiori».
Intanto sono già stati avviati i primi due progetti pilota. Nel primo la masseria di Giuseppe Brusca e altri due locali nel palermitano, appartenenti a Totò Riina e ad Angelo Siino, diventeranno laboratori creativi a disposizione degli studenti che faranno di questi luoghi sale prove o spazi per allestire mostre a tema giovanile; nel secondo una enclave del clan dei casalesi tra Aversa e Casal di Principe diventerà da ottobre una fabbrica di mozzarelle di bufala.
Mentre dal Demanio fanno sapere che nel 2007 su 8.017 immobili confiscati, 4.205 hanno trovato una riutilizzazione. Oltre 3400 invece, devono trovare ancora destinazione. L’83 per cento dei beni strappati alla criminalità è concentrato nel meridione tra Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.
Azioni efficaci secondo il procuratore nazionale antimafia Grasso che ammonisce: «Oggi siamo di fronte a organizzazioni mafiose che hanno subito dei colpi straordinari da parte della magistratura e delle forze di polizia. L’azione dello Stato, però deve diventare quotidianamente forte».

Con nuove strategie perché, ricorda, «il carcere non fa più tanto paura al mafioso. Ciò che realmente teme è subire la sottrazione dei beni». Anche perché, conclude «i mafiosi detestano che le loro ex proprietà vengano usate da altri, tanto peggio se per scopi di utilità sociale».

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