Casini: i giudici non condizioneranno il voto

Casini: i giudici non condizioneranno il voto

Marianna Bartoccelli

da Roma

«Con elvetica precisione e consolidata giurisprudenza di rito ambrosiano, puntuale alla vigilia delle elezioni arriva la chiusura delle indagini nei confronti di Berlusconi». Il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi, garantista della prima ora, sintetizza la reazione di tutta la Cdl alla notizia della chiusura delle indagini sulla vicenda Mediaset che preannunzia un possibile immediato rinvio a giudizio del premier. Nonostante il Tribunale di Milano abbia fissato la prima udienza per il giorno dopo le elezioni. Richiamando «la tradizionale solerzia preelettorale della magistratura lombarda», il vicepresidente Biondi conclude scaramanticamente che queste iniziative, così come nel ’94, «portano solo fortuna all’indagato». Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Roberto Castelli che, ironicamente, ha commentato: «Un avviso al premier? Che novità, che strana coincidenza...».
Per il segretario della Dc, Gianfranco Rotondi si tratterebbe invece dell’«ennesimo assist per vincere che la giustizia offre a Berlusconi», mentre Emiddio Novi, senatore napoletano di Fi della Commissione Antimafia, punta il dito contro i giudici milanesi che «mandano assolti i kamikaze massacratori di bambini e innocenti e continuano a processare Berlusconi». Categorico l’intervento del presidente della Camera Pierferdinando Casini che, a margine del consiglio nazionale dell’Udc, sottolinea come questa non sarà mai «una campagna elettorale condizionata dai giudici perché ormai è tutta sul terreno della politica». Semmai, aggiunge il leader dell’Udc «ciò che condizionerà la campagna elettorale saranno le divisioni laceranti nel centrosinistra. Divisioni su cui tutti devono aprire gli occhi. Ma i giudici non c’entrano».
Nell’opposizione, toni accesi da parte dell’ex pm Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori e alleato con l’Unione, che chiede le dimissioni immediate di Silvio Berlusconi «perché non è possibile chiamare i cittadini al voto in queste condizioni, questa è la vera questione morale!»
Dichiara invece di non voler commentare direttamente l’ultima vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo il premier, il leader diessino Massimo D’Alema. Intervistato a Radio Radicale, D’Alema ha affermato laconicamente: «Io non mi occupo di cronaca giudiziaria». Ma poi non rinunzia a sferrare il suo colpo facendo osservare che su Unipol contro la Quercia è stato costruito un processo «per un paio di telefonate» e quel processo è stato costruito da chi ora deve rispondere di «ben altro che di un paio di telefonate».

A D’Alema risponde Fabrizio Cicchitto, coordinatore nazionale di Forza Italia: «Nella sua acida dichiarazione, connotata dalla consueta dose di giustizialismo, l’onorevole D’Alema dice una sola verità: in effetti lui non si occupa di processi perché a questo pensa in modo attivo il suo collega di partito, l’onorevole Luciano Violante, che presto avrà anche il sostegno dell’ex procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio».

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