Caso Fazio, nella finanziaria forse la soluzione

Difficile trovare vie d’uscita normative

Gian Battista Bozzo

nostro inviato

a Washington

Il «paradosso washingtoniano», l’ignorarsi reciproco fra il ministro dell’Economia e il Governatore della Banca d’Italia in occasione di un importante vertice internazionale come l’assemblea del Fondo monetario, prosegue. E pone problemi sia qui, nella capitale americana, che in Italia. «È una situazione molto anomala, molto atipica», deve concedere Giulio Tremonti. E ai giornalisti che gli chiedono se esista una possibile soluzione normativa al caso Fazio, il ministro replica: «È molto difficile».
Tremonti non vuole insistere nella polemica col Governatore, anzi lamenta garbatamente una verve eccessiva da parte di alcuni giornali nel descrivere la situazione qui a Washington. Esclude di avere evitato deliberatamente di incontrare Fazio, come è accaduto ieri mattina nella hall dell'albergo dove i due risiedono. E ricorda, come ha fatto nella conferenza stampa serale di venerdì, che la sua posizione nei confronti del Governatore è quella degli ultimi tre anni, né più né meno. Le soluzioni si troveranno eventualmente in Italia, dove Tremonti atterra stamattina presto, dopo la notte di volo sull’Atlantico. C’è una Finanziaria da preparare in pochi giorni. E chissà, potrebbe anche essere proprio la Finanziaria a risolvere almeno uno dei problemi legati al caso Fazio: nulla vieta che le norme più importanti della legge sul risparmio, ancora impantanata in Senato, vengano inserite nella Finanziaria e approvate così entro la fine dell’anno. Una volta diventato legge dello Stato il mandato a termine, la patata bollente passerebbe inevitabilmente nelle mani del Governatore. Altre strade legali ipotizzate in queste ore sulla stampa - come un decreto di revoca della nomina del Governatore - appaiono difficilmente praticabili.
Gli strascichi del gelo di Washington tra ministro e Governatore arrivano in Italia. «Mi auguro - commenta il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola - che questa situazione di imbarazzo di risolva nel più breve tempo possibile». Ma dalla Lega arrivano decisi colpi di freno. Roberto Maroni e Roberto Calderoli affermano che la questione non riguarda più il governo, dopo la presentazione dell’emendamento alla legge sul risparmio che contiene la riforma di Bankitalia. «Per quel che mi riguarda, il caso Fazio è chiuso», dice il ministro delle Riforme, mentre Maroni invita il governo a concentrarsi sulla legge finanziaria, dimenticando il «tormentone Fazio». Prudenza anche da parte dei centristi.
Rocco Buttiglione ricorda che il governo non dispone degli strumenti legali per far dimettere il Governatore, e Francesco D’Onofrio aggiunge: «Sarà lo stesso Fazio a decidere che cosa fare». Romano Prodi sostiene che «non si può andare avanti così, con ministro e Governatore che non si parlano». Fonti di Bankitalia hanno infine smentito una telefonata tra Fazio e il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, che secondo ricostruzioni di stampa sarebbe avvenuta venerdì.
Adesso che la serie di imbarazzanti incontri internazionali si concede una pausa, e l’attenzione in Italia si sposta sulla Finanziaria, l’esame del caso Fazio potrebbe trasferirsi a Francoforte. Al termine della riunione del G7, il presidente della Bce Jean-Claude Trichet è tornato ancora una volta sull’argomento, affermando che il caso Fazio non danneggia la reputazione della banca. Il Consiglio della Bce, ha aggiunto Trichet, prenderà una decisione sulla vicenda «nelle prossime settimane». Nella prima riunione del Consiglio, il 6 ottobre ad Atene, la Bce esaminerà la riforma della Banca d’Italia.

E se Trichet parla, Alan Greenspan tace. Inutilmente gli viene rivolta una «breve domanda» sul caso Fazio, e il presidente della Federal Reserve risponde come un capo pellerossa: «Le domande brevi sono le più difficili».

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