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Il caso I fratelli vogliono lasciare

«A joke», uno scherzo, una barzelletta. Insomma una cosa da niente, una sorta di hobby. Così Diego Della Valle (nella foto), in un’intervista al magazine Interview (quello fondato oltre 40 anni fa da Andy Warhol), definì il suo impegno nella Fiorentina. «La nostra vita sono gli affari, la Fiorentina è un tipico hobby italiano, io e mio fratello Andrea amiamo il calcio e ci piace avere una squadra», precisò mister Tod’s.
Parole di quattro mesi fa, quando il feeling tra il patron viola, i tifosi e la città di Firenze era già in caduta libera. Il malumore avanzava da tempo, il rapporto è andato sempre più deteriorandosi. Le dimissioni da presidente di Andrea Della Valle nel settembre 2009 furono il grimaldello per cercare di richiamare l’attenzione della piazza, accusata di «disapprovazione nei confronti della società, oggetto di sottili strumentalizzazioni». Il 31 marzo 2010 è Diego a lasciare la carica di massimo dirigente, delegando al fratello Andrea la presidenza onoraria del club. Poche ore prima lo strappo doloroso con il tecnico Prandelli, amato dai tifosi e ormai inviso ai dirigenti. Come dimostra l’ultimo episodio avvenuto a Coverciano domenica, quando l’attuale ct azzurro ha ricevuto alcuni ultrà della curva Fiesole. «Un episodio grave, aspettiamo risposte convincenti dalle parti interessate, inconcepibile che i cancelli della casa della Nazionale siano aperti a iniziative provocatorie di gruppetti ben conosciuti che in questi giorni stanno avvelenando il clima a Firenze», così il duro comunicato della Fiorentina sulla vicenda.
La contestazione aveva preso quota nella parte finale dell’ultima stagione. Senza dimenticare il boicottaggio istituzionale al progetto della Cittadella viola o le voci su una possibile cessione del club alla Qatar Airways o alla Red Bull e le critiche agli investimenti della famiglia per il Colosseo e non per Firenze.
Il 10 giugno scorso il primo messaggio ai naviganti di Andrea Della Valle: «Se Firenze non ci vuole più, siamo pronti ad andare dal sindaco Renzi e a cercare acquirenti all’altezza». A metà luglio, l’annuncio del patto con la città e l’inizio del nuovo corso, con la nomina nel Cda del vicesindaco e del presidente del consiglio comunale, un evidente conflitto di interessi tra la società sportiva e il suo naturale interlocutore. Ma la campagna acquisti non è decollata, come quella abbonamenti (meno di 7000 tessere, molte delle quali sottoscritte per l’arrivo, poi sfumato, di Aquilani) fino ai recenti polemici striscioni. Infine l’ultimatum di Andrea, che congela le sue visite alla squadra e il suo ritorno a Firenze: «Pronti a mollare, la città e i tifosi veri ci dicano cosa vogliono».
«Credo che la Fiorentina oggi sia in ottime mani, ritengo che la presenza della famiglia Della Valle sia una ricchezza per Firenze, non solo per la Fiorentina - la risposta del sindaco Renzi -. Dal punto di vista istituzionale c’è la massima vicinanza e amicizia, per quello che ci riguarda la città crede nella scommessa Fiorentina e non da ora. Se ci sono delle polemiche di una parte dei tifosi, pur rispettando tutte le forme di dissenso, il nostro giudizio è evidente». Ora si attende la replica dei tifosi: qualcuno, sui siti che parlano dei viola, solidarizza con i Della Valle.
Certo, si perde nella notte dei tempi l’appello dell’allora sindaco Domenici, era il 1° agosto del 2002, che bussò alla porta dei proprietari della Tod’s dopo il fallimento del club. «Mi chiese se potevamo fare uno sforzo per una società che nel giro di un paio di giorni sarebbe sparita - raccontò Diego Della Valle -. Arrivammo di corsa, ricordo ancora che era un pomeriggio piovoso e rimasi meravigliato che nessuno in città si occupasse di una cosa così importante». Dopo la splendida scalata alla A, la bufera Calciopoli, ferita riaperta dal fascicolo Palazzi contro l’Inter (Della Valle si è esposto pesantemente verso il suo ex amico Moratti e ha lanciato la proposta, caduta nel vuoto, di un tavolo rappacificante tra le società di A sulla vicenda). La Fiorentina si riprese bene, regalando due qualificazioni Champions ai tifosi e la splendida serata di Anfield Road a Liverpool.
È passato poco più di un anno, pare un secolo.

E i Della Valle mai come ora sembrano lontani da Firenze.

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