Riccardo Signori
Conta più Cassano della finale di coppa Italia ed allora Roma e Inter si giocheranno un’anteprima a porte chiuse, in linea con le abitudini di squadra. Cassano, lo sanno tutti, è l’oggetto del desiderio juventino e in subordine interista. Piace a Capello e piace a Moratti, la Roma tende a disfarsene e a far soldi: non meno di 20-30 milioni di euro, giocatori in aggiunta compresi. Per la settimana prossima Roma e Inter hanno un appuntamento, anche se le mosse nerazzurre, così pubblicizzate, potrebbero cercare altro effetto: costringere la Juve a sprintare sul folletto barese e liberare l’ipotesi Chivu a Milano o quell’altra che parla di Mancini, due giocatori che al Mancini allenatore servono come l’aria.
Tutti dietro alle cassanate, che stavolta saranno fatti e parole intorno al «Pierino la peste» barese. Ognun farà scoppiare i botti suoi per tramortire l’avversario, anche se la Roma potrà giocare l’ultima mano nel caso le offerte non soddisfino: prolungare il contratto, sostenuta dagli istituti di credito che l’anno prossimo non vorrebbero vedere partire la miniera d’oro a parametro zero. Avviato Gilardino verso la strada di Milano, sponda Milan, il gioco delle parti attende lo sviluppo. L’ipotesi più convincente dice che Cassano andrà a chi riuscirà a portare Pizarro a Roma. In questo caso favorita l’Inter che sta dietro al cileno dell’Udinese da almeno due anni (Mancini lo vorrebbe ancora), mentre la Juve ha sempre un Mutu usa o getta. Pizarro piace a Totti e piacerebbe all’allenatore primo della lista in casa Sensi, ovvero Luciano Spalletti. Il pelatone sarebbe pronto a partire, ma Pozzo si è irrigidito ed allora a Roma hanno già messo Guidolin in stand by con una idea bizzarra: assumere Mazzone quale direttore tecnico per gestire l’ambiente e dar tranquillità a Totti. Tutto questo spiega perché non ci sia più posto per Cassano, ma neppure per Panucci (leggi: epurazione dei monellacci) e Mancini che servirà a far cassa. Il brasiliano gusta molto al Valencia (si è fatto sotto pure per Taddei, il brasiliano del Siena), la Roma ha fretta di vendere lui e il genietto per riportare al segno più il bilancio semestrale che chiude al 30 giugno. Quest’anno l’iscrizione al campionato impone parametri più severi.
Ieri Roma è stata davvero caput football: da una parte si è avviato il tormentone Cassano, dall’altra il colpo di scena tutto laziale. Papadopulo ha annunciato via radio le sue dimissioni, Lotito ha finto di cadere dalle nuvole, sempre via radio. «Non mi aveva detto niente, mi aveva solo comunicato l’incomunicabilità con alcuni giocatori (Di Canio ndr.)». Ma non ha pianto, avendo già in agenda due nomi per la panchina che comunque avrebbe cambiato: Delio Rossi nel solco di un ragionamento tecnico e Fatih Terim nell’idea del far colpo. Poi toccherà ai giocatori: Sereni va via, i Filippini pure, Rocchi chiede di passare lo stipendio da 450mila a 750mila euro.
Bella giornata per l’Inter che non ha comprato nessuno, ma almeno ha ritrovato la convinzione di Adriano del restarsene un altro anno in Italia. «A Milano mi trattano come un re, non ho nessuna intenzione di andar via. Il Chelsea si è fatto avanti con un’offerta straordinaria durante la stagione e ora sarebbe ancora più determinato. Mi fa piacere, ma io sono felice all’Inter», ha raccontato al Jornal do Brasil. Confermato che Recoba resterà (una bella notizia?), l’Inter sta cercando di ingaggiare Fiore, uomo di fascia che piace tanto a Mancini, dopo il fiasco a Valencia. L’allenatore aveva dato l’assenso anche per Luizao, lo stopper del Benfica. Ma i dirigenti hanno deciso per il tecnico: prima lo hanno preso, poi mollato. Ed ora la ricerca del centrale difensivo (Chivu risolverebbe anche questo problema) continua. La società di Moratti lavora soprattutto su giocatori a parametro zero o dal poco prezzo: in questa ottica si inquadra Lee il coreano del Psv, utile come uomo di fascia.
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