Finti domiciliati e residenti doc nella battaglia tra famiglie e commercianti di spianata Castelletto. D'ora in poi, infatti, nella zona a traffico limitato istituita a fine agosto sul belvedere della città bisognerà esibire la carta d'identità. Non tanto per accedere col proprio mezzo nella zona riservata, ma addirittura per poter parlare, anzi firmare. Perché a Castelletto è scoppiata una vera e propria battaglia delle firme, dopo il comunicato inviato alla nostra redazione (e pubblicato il primo di ottobre) nel quale i residenti della zona dicevano di aver raccolto mille sottoscrizioni per abolire il divieto di accesso alle moto dalle 21 alle 6. Mille firme tonde tonde con la minaccia di recuperarne altre mille. Mille più mille fa 2 mila residenti che «vorrebbero eliminare il divieto?».
Non credono alle loro orecchie i residenti di Castelletto. Non quelli delle mille firme appena raccolte, ma «i veri e unici residenti», raccontano loro. Famiglie che da anni si oppongono all'invasione serale di via Colombo, via Crosa di Vergagni e della restante spianata. «Centinaia di due ruote che avevano trasformato il belvedere in un circuito motociclistico, con gimcane tra le macchine, impennate vertiginose, prove di abilità e di equilibrio senza dimenticare i clacson che suonano fino a notte fonda».
Impossibile dormire, assicurano le famiglie che nel 2004 si sono riunite nel comitato per la difesa di Castelletto e hanno dato il via alla petizione. «Una battaglia per tutta la città, perché vogliamo che il belvedere torni a essere un luogo di ritrovo per genovesi e turisti», sostengono i residenti rispondendo alle accuse di voler creare un salotto a loro uso esclusivo. Una vittoria ottenuta soprattutto grazie a 161 firme raccolte nel 2006 che ora rischiano di venire sopraffatte dalle mille firme di segno opposto, forse 2 mila. Peccato, attaccano quelli che si definiscono «i residenti doc», che in tutto lo slargo dove un tempo sorgeva l'antico castello che ancora oggi dà il nome alla zona, non ci vivano tante persone.
E allora chi ha firmato l'ultima petizione? I commercianti che hanno raccolto le adesioni tra i loro clienti per paura di perdere affari, è la spiegazione data da chi, in questa contrapposizione vuole rimanere anonimo.
Unico a uscire allo scoperto è Antonio Gibelli, insegnante di storia contemporanea all'Università di Genova, secondo il quale «non si può riconoscere pari legittimità alle richieste dei residenti e a quelle dei commercianti perché non si possono mettere sullo stesso piano presunti interessi economici con la salvaguardia della salute e soprattutto del più bel panorama della città da godersi nella quiete». E con buona pace, dei commercianti.
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