Cattolica, il videogame sale in cattedra

Cattolica, il videogame sale in cattedra

Daniele Petraroli

Giorgio ha aperto un negozio di oggettistica divenuto ben presto una galleria d’arte ma, nonostante i buoni affari, ha deciso di lasciarne la gestione alla ragazza per tornare alla sua prima occupazione, la politica. Simone ha aperto una pasticceria che, dopo alcune incertezze iniziali, si è trasformata addirittura in una catena di negozi. I soldi di Jessica, invece, sono finiti tutti per arredare casa. Risultato, non le è rimasto nulla per avviare la sua attività commerciale. Ma cosa hanno in comune Giorgio, Simone e Jessica? Semplice, sono tutti e tre studenti del corso di laurea in «Economia e gestione dei Servizi» dell’università «Cattolica» di Roma e quanto avete appena letto sulle loro esperienze lavorative è frutto di una simulazione al computer. Per la prima volta in Italia, infatti, un videogioco, e precisamente «The Sims 2, Funky business» (un cult tra i giovanissimi) è salito in cattedra per diventare strumento didattico. Per il momento si tratta di una sperimentazione partita nei giorni scorsi ma dal prossimo anno potrebbe diventare un corso semestrale da 3-4 crediti. «L’idea di utilizzare giochi per la simulazione e il training tecnico non è certamente nuova, basti pensare ai “simulatori di volo” - spiega Americo Cicchetti, professore di “Organizzazione aziendale e gestione delle risorse umane” della facoltà di Economia alla Cattolica e ideatore del progetto - ma per la prima volta l’utilizzo di un gioco entra nel mondo della microeconomia e della ricerca universitaria e consente di sperimentare sul campo le proprie capacità imprenditoriali attraverso la gestione di un budget, l’analisi del mercato, degli investimenti papabili e della gestione del personale. Mettendo in atto vere e proprie strategie e tattiche, insomma».
Il videogioco prodotto dalla Electronic Arts e sviluppato con l’ausilio di esperti di economia, simula in tutto e per tutto le difficoltà che si trova ad affrontare chi decide di avviare un’attività in proprio. Si parte da un piccolo negozio, di informatica o abbigliamento per esempio, e si cerca di ampliarlo fino a diventare titolari di una vera e propria catena. Per farlo bisogna essere in grado di rapportarsi con i clienti, collaborare con i dipendenti, licenziandoli e assumendone altri più capaci nel caso, far quadrare la cassa. Tutte abilità che potranno servire a «fare business» agli imprenditori di domani. «Ovviamente tutto si aggiunge alla classica lezione ed esercitazione sul caso aziendale - puntualizza il professor Domenico Bodega, docente di “Organizzazione aziendale” alla “Cattolica” di Milano - Ma l’utilizzo della simulazione aggiunge competenze e specifiche abilità alla professionalità dello studente e futuro lavoratore. Spinge a prendere decisioni, stimolando l’attitudine al decision making, certamente rilevante nel profilo professionale di un manager. Allo stesso tempo contribuisce a stimolare nello studente la propensione alla creatività, all’iniziativa e al problem solving».
Ma quali sono stati i problemi più frequenti incontrati dagli studenti nella gestione del proprio negozio? «Può sembrare strano - risponde Simone - ma per me è stata dura far quadrare l’aspetto manageriale con quello sociale.

Quando il mio personaggio tornava a casa doveva rassettare, pulire e farsi da mangiare, così non aveva amici o fidanzate». E come l’hai risolto? «Semplice, ho fatto venire mia madre a cucinare e a mettere a posto l’appartamento». L’ «italian way» al business, insomma.

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