Caucaso, un golpe mascherato da blitz terroristico

Massimo Introvigne

L’attacco a edifici governativi, all’aeroporto e a una scuola di Nalchik, la capitale della repubblica russa della Kabardino-Balkaria, stroncato dalle truppe di Putin, è stato, più che un attentato terroristico, un tentativo di colpo di Stato. Sono stati «i ceceni», come afferma la dirigenza russa? I servizi americani ne dubitano. Da mesi è in corso un conflitto di interpretazioni su chi controlla il terrorismo islamico ceceno: per Putin (che ha qualche interesse propagandistico a sostenerlo) è Bin Laden, per gli Usa le cose sono più complesse.
Al Qaida opera coordinando movimenti nazionali autonomi che ne accettano la guida politica e ricevono in cambio aiuti e addestramento. I gruppi più grandi - il caso tipico è Hamas in Palestina - possono fare a meno della tutela non sempre gradita di Bin Laden. Al Qaida punta allora sui movimenti più piccoli. L’ipotesi prevalente negli Stati Uniti è che il gruppo dirigente principale del terrorismo ceceno si sia emancipato dall’ingombrante tutela di Al Qaida, anche se non mancano collaborazioni. Bin Laden controlla invece formazioni minori cecene e il grosso del terrorismo dell’Inguscezia e della Kabardino-Balkaria. Il tentativo di golpe a Nalchik sarebbe stato deciso dalla cupola di Al Qaida, che ha subito così una nuova sconfitta.
Il nome della Kabardino-Balkaria può sembrare esotico in Europa, ma per secoli si è parlato del più ampio gruppo etnico cui appartengono i kabardini e i balkari: i circassi, in maggioranza musulmani sunniti. Le donne circasse sono state famose per secoli per la loro bellezza. Ci sono stati periodi in cui l’harem dei sultani ottomani era composto in maggioranza di circasse, e lo stesso zar Ivan il Terribile sposò una principessa kabardina. I circassi sono sempre stati insofferenti all’occupazione russa, che risale al Settecento. Accusati da Stalin di avere collaborato con la Germania nazista, sono stati deportati a migliaia in remote zone della Russia. Sono così oggi meno del 10% nella “loro” repubblica, la Karachaevo-Circassia, che per metà è abitata da russi importati da Stalin. Lo stesso vale per i balkari della confinante Kabardino-Balkaria (che ha 900.000 abitanti) mentre i kabardini, dichiarandosi leali all’Unione Sovietica, sono sfuggiti alle deportazioni.
La Kabardino-Balkaria ha conosciuto negli ultimi anni, grazie anche a fondi che vengono dall’Arabia Saudita, un importante risveglio islamico. Il governo di Mosca ha cercato di controllarlo attraverso la nomina di “imam di Stato” contro i quali si è andata diffondendo una dura contestazione, che ruota intorno alla rivendicazione del diritto per le donne di portare il velo nelle scuole e negli edifici pubblici e per gli imam “non ufficiali” di aprire scuole islamiche. Non si deve però confondere l’ultra-fondamentalismo del gruppo terroristico Yarmuk, il cui leader Muslim Ataev (che aveva anche legami con la criminalità organizzata e il traffico di droga) è stato abbattuto dalla polizia nel gennaio 2005 - aprendo la strada a successori che sembrano ancora più legati ad Al Qaida - con le rivendicazioni degli intellettuali islamici conservatori guidati dalla signora Larisa Dorogova, un avvocato che condanna il terrorismo e ha cercato l’appoggio di Turchia e Stati Uniti.

Come altrove nella Federazione Russa, archiviata con soddisfazione la sconfitta di Al Qaida - il cui colpo di Stato è fallito -, il dialogo con l'islam politico più moderato sembra l’unica via d’uscita per evitare una nuova Cecenia.

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