Il Cav cita il Duce: "Solo i gerarchi hanno potere"

Berlusconi al vertice Ocse di Parigi: "Come Mussolini, posso solo ordinare al mio cavallo di andare a destra o a sinistra". E sulla situazione interna: "Nonostante la manovra di sacrifici, ho più del 60% di consensi". L’opposizione: vergognoso

Il Cav cita il Duce: "Solo i gerarchi hanno potere"

nostro inviato a Parigi

Cita il Duce, Berlusconi, per far capire a un cronista che lo stuzzica sulla possibile erosione del consenso in periodi di crisi che lui, di potere, non ne ha. «Oso citare una frase di colui che era ritenuto un grande e potente dittatore, Benito Mussolini. Nei suoi diari - dice il premier - ho letto di recente questa frase: dicono che ho potere ma non è vero. Forse ce l’hanno i miei gerarchi ma non lo so. Io posso soltanto ordinare al mio cavallo di andare a destra o a sinistra. E di questo sono contento». Chi sono i gerarchi? Di certo la mente corre al potente ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. In conferenza stampa a Parigi, nell’ambito di un vertice Ocse con il quale si sono aperte le porte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico a Israele, Estonia e Slovenia, Berlusconi parla di nuove regole per il mercato mondiale con la testa rivolta anche alle questioni di casa.

«Come vi sentite, voi potenti nella stanza dei bottoni, di fronte a delle crisi che rischiano di demolire il vostro consenso?», chiede un giornalista. Il premier estone risponde per primo dicendo che «i cittadini possono capire i sacrifici, i tagli necessari per tenere i conti a posto». E Berlusconi sorride e scuote la testa forse pensando alla manovra da 24,9 miliardi che ha già provocato la dichiarazione di guerra della Cgil e i mugugni dell’opposizione. Ma poi tocca a lui rispondere e riconoscere che: «io sono in una posizione fortunata perché gli ultimi sondaggi confermano che resto sopra il 60 per cento di apprezzamento nonostante la manovra. Una manovra di sacrifici». Poi continua: «Se sono al potere? Come primo ministro non ne ho mai avuto la sensazione. Quando ero un imprenditore e avevo 56mila collaboratori sì, ma ora mi considero al servizio della democrazia e dei cittadini, non al potere: mi possono criticare e insultare». Poi cita Mussolini. E critiche e insulti piovono immediati.

L’Italia dei valori tramite Leoluca Orlando consiglia al premier «un periodo di riposo per il bene del Paese. Limiti i danni che sta facendo alla nostra credibilità e ci risparmi almeno il saluto romano e la camicia nera». Mentre Angelo Bonelli dei Verdi arriva a parlare di «un’umiliazione della democrazia e della Costituzione su cui il presidente ha giurato e che nasce proprio dalla vittoria sul fascismo». Il riferimento al Duce, che tanto irrita l’opposizione, non pare disturbare più di tanto il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, seduto alla destra del Cavaliere. Anzi, il premier israeliano concorda con Berlusconi quando riconosce che «i governi possono fare ben poco di fronte alla forza dei mercati finanziari». Tuttavia il presidente del Consiglio si sente più forte degli altri grandi perché, quando Netanyahu spiega che in periodi di crisi si può dar vita a governi di coalizione e indica due suoi ministri seduti in sala, uno socialista e l’altro del Likud, il Cavaliere annuisce ma sorride. Presumibilmente pensando a Casini, Fini e a tutte le altre ipotesi circolate nelle scorse settimane.

Poco dopo, infatti, riconosce: «Non abbiamo bisogno di governi di coalizione. Abbiamo una larga maggioranza». Una maggioranza che ha partorito una manovra all’insegna della cura dimagrante in termini di spesa pubblica a causa di «una crisi dalla quale, tuttavia, stiamo uscendo», assicura Berlusconi. La carta vincente, che piace molto all’estero, è la manovra targata Tremonti con il quale, si dice, il premier abbia avuto non poche frizioni. Vero o falso? Forse soltanto un gioco delle parti: Tremonti nel ruolo del «cattivo» a dir di no alle pretese di tutti gli altri ministri, Berlusconi in quello di «buono» a subire decisioni impopolari.

Fonti della maggioranza assicurano inoltre che il premier non sia per nulla preoccupato della crescita di popolarità e dei corteggiamenti al suo ministro perché, dicono, di lui pensa che «è un tecnico geniale, con competenze indiscutibili; ma io ho voti, consenso e leadership

necessari per tenere unita la maggioranza e realizzare il programma di governo». Ma la lettura di un finiano è differente: «Berlusconi ha capito che rischia di essere divorato da Tremonti e dalla Lega e ora cerca aiuto in Fini».

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