Il Cav infastidito: misure da concordare

Il Cav infastidito: misure da concordare

RomaQualche tempo fa, in privato, il Cavaliere s’è lasciato scappare un paragone piuttosto calzante. E al suo interlocutore che lamentava come il governo Monti non avesse consultato i vertici del Pdl prima di mettere nero su bianco la manovra aveva risposto a metà tra l’ironico e l’infastidito: «In questi anni ci ho fatto l’abitudine. Con Tremonti mai una volta che si potesse leggere un provvedimento prima che arrivasse in Consiglio dei ministri».
Da allora poco o nulla è cambiato. Tanto che - nonostante siano giorni che il Pdl fa la voce grossa chiedendo al governo di tenere conto delle posizioni di chi lo sostiene in Parlamento e dunque di «condividere» le prossime misure - la musica è sempre la stessa. O peggio. Visto dopo che dopo tre ore di Consiglio dei ministri in cui s’è messa a punto la cosiddetta «fase due» per il rilancio dell’economia nulla è dato sapere. Non solo ai giornalisti, ma pure ai vertici di Pdl e Pd (i due maggiori partiti che sostengono l’esecutivo). Anche Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri (i tre che facevano parte della delegazione del Pdl che ha incontrato Monti prima di Natale) verranno messi al corrente delle misure discusse ieri in Consiglio dei ministri soltanto questa mattina. Alle ore dodici durante la conferenza stampa che tiene il presidente del Consiglio ogni fine anno. Decisamente non proprio quella condivisione che chiedeva il Pdl.
Un partito alle prese con una base sempre più insofferente. Dal Nord al Sud, se ne stanno rendendo conto quasi tutti i dirigenti del Pdl tornati a casa per le vacanze di Natale. Sono in molti, infatti, a raccontare di essere fermati per strada dai propri elettori che chiedono di non appoggiare misure così dure. Un problema che soprattutto al Nord è acuito dalla concorrenza di una Lega sempre più di lotta. Non è un caso, dunque, che il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli inviti Monti a «fermare la macchina per incontrare le forze politiche e concordare con loro i nuovi provvedimenti». Il Pdl, aggiunge, «con la stessa lealtà con cui ha votato la fiducia al governo ora deve chiedere un break per esigere una profonda revisione della politica fiscale fin qui messa in campo perché rischia di rendere vana qualsiasi politica di crescita». Un concetto su cui in questi giorni hanno spinto molti esponenti di via dell’Umiltà, da Cicchitto a Gasparri passando per Guido Crosetto. «Abbiamo fiducia nelle capacità di Monti - dice l’eurodeputata Licia Ronzulli - ma ci auguriamo che la “fase due” non si traduca solo in altre stangate per le famiglie». Misure per le crescita e niente nuove tasse, dunque. È questa la linea non solo del Pdl ma anche del Cavaliere, ben consapevole che un’altra stretta come quella prenatalizia l’elettorato di centrodestra non l’accetterebbe in silenzio. Ecco perché Berlusconi continua a manifestare forti perplessità per la mancanza di provvedimenti sulla crescita. E anche la riforma sul catasto che il governo ha intenzione di varare l’avrebbe lasciato piuttosto freddo. Di qui, l’idea di riunire i vertici di via dell’Umiltà al rientro dalle vacanze e stilare una serie di misure per la crescita da sottoporre all’esecutivo.

Insomma, evitare di farsi dettare l’agenda dai tecnici e poi votare a scatola chiusa come accaduto con la manovra. Perché ci sarà pure abituato, ma alla fine anche con Tremonti - che pure era il «suo» ministro dell’Economia - si è arrivati allo scontro frontale.

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