Il Cavaliere: da Fini non mi aspetto nulla Ed è già in moto la macchina elettorale

Berlusconi convinto che il leader Fli sia pronto a sfruttare il caso Ruby. E decide di rinunciare all’intervento alla Conferenza della famiglia. Parte l'operazione "aria pulita" nel Pdl, ma la conta fa paura ai big del partito

Il Cavaliere: da Fini non mi aspetto nulla 
Ed è già in moto la macchina elettorale

RomaPochi margini. Berlusconi lo sa bene e non lo nasconde, nonostante in pubblico continui a ripetere il refrain del governo che andrà avanti fino al 2013. La strada, però, resta strettissima. Perché - questa la convinzione del premier - domani Fini nel suo intervento alla prima convention di Futuro e libertà non potrà che usare toni duri. Non staccherà la spina al governo, certo, perché altrimenti la responsabilità della crisi ricadrebbe per intero sulle sue spalle, ma non risparmierà critiche pesanti al Cavaliere. Puntando su legalità ed etica, affondando sul caso Ruby e sottolineando la mancata partecipazione del premier alla Conferenza nazionale della famiglia in programma lunedì a Milano (al suo posto ci sarà il sottosegretario Carlo Giovanardi). Farà, spiega in privato il premier, «un passo avanti e tre indietro». Insomma, l’ennesimo lob da fondo campo per rimandare la palla nel campo avversario in una partita che si annuncia ancora lunga. E il cui ultimo set si giocherà (forse) il 14 dicembre, giorno in cui la Corte costituzionale si riunirà per decidere del legittimo impedimento. Non è un caso che Berlusconi sia intenzionato a non dare sponde agli affondi di Fini, proprio per evitare che ci possano essere accelerazioni su un’eventuale crisi di governo.
Se show down dovrà essere, infatti, è bene che ci si arrivi dopo il 14 dicembre, perché tra vacanze di Natale e ripresa dell’attività parlamentare si chiuderebbe la finestra temporale durante la quale la soluzione del governo tecnico sarebbe decisamente la più gettonata. E la strada delle elezioni anticipate (a marzo, magari insieme alle amministrative) sarebbe in discesa. Non è un caso che qualche giorno fa, nelle sue conversazioni private il ministro dell’Interno Maroni si sia detto convinto che ormai al voto non c’è alternativa. Forse il Cavaliere non la vede in modo così tranchant, ma di certo la considera l’ipotesi più verosimile. Non si spiegherebbe in altro modo il monumentale (e costoso) lavoro che ormai da mesi porta avanti Verdini a via dell’Umiltà. I Team della libertà, infatti, sono tutto fuorché un’operazione virtuale se sono stati già vagliati tutti gli elenchi di chi dal ’98 a oggi abbia a qualsiasi titolo - anche mandando una semplice mail al partito - manifestato simpatia per il Pdl, Forza Italia o An. Due milioni di nomi, da cui sono già stati scremati i doppioni e che sono stati verificati attraverso Comuni e prefetture di tutta Italia. Cancellati i morti, dunque, e aggiornato chi si è trasferito. Perché la mappa è dettagliata e suddivisa in base alle 61mila sezioni elettorali di tutta Italia, con tanto di indirizzi, numeri di telefono e (dove possibile) caselle di posta elettronica. Materiale che in caso di campagna elettorale si rivelerebbe preziosissimo. E che nel caso di voto anticipato sarebbe distribuito anche ai nuovi coordinatori regionali e provinciali (che saranno eletti a dicembre) per poter effettuare un lavoro capillare sul territorio. Insomma, difficile che il Cavaliere abbia dato il via libera a mettere in moto una macchina del genere per tenerla poi chiusa in garage. Decisamente più plausibile, invece, che si prepari al gran premio di Montecarlo. E anche per questo, forse, a giorni partirà da via dell’Umiltà una lettera indirizzata agli oltre 610mila vecchi iscritti di Forza Italia e An per invitarli a rinnovare la tessera.
Nel frattempo, però, Berlusconi non abbandona altre strade. Continua, infatti, a lavorare sul fronte allargamento della maggioranza. Tanto che qualcuno pensa che la prossima settimana possano esserci nuovi arrivi dall’opposizione nei gruppi «cuscinetto» della maggioranza che sono nel misto. Pare invece interrotto il filo con l’Udc.

Dopo oltre una settimana di assoluto silenzio (anche sulla vicenda Ruby), ieri Casini è tornato a farsi sentire parlando di «governo che non governa» e di «ex maggioranza». Segno che la trattativa in corso non è andata a buon fine.

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