Il cavallo di Troia

Il Papa riceve il presidente del Consiglio italiano, è, possiamo dire, una udienza di tabella: va in Vaticano il rappresentante del Paese in cui il Papa vive. I rapporti tra il Vaticano e l'Italia fanno parte della storia e della identità del Paese. E per il Papa l'Italia è il Paese più importante per la libertà della Chiesa nella figura del suo supremo pastore. Va in Vaticano un cattolico, che viene dalla Democrazia cristiana ed è da tempo una figura rilevante della politica italiana con un preciso significato, oggi ancor più evidente: quello di portare, in quanto cattolico, tutto il mondo postcomunista e laicista al governo del Paese. L'essere cattolico di Prodi fa parte del suo personaggio politico, la sinistra che lo sceglie intende far valere questa sua qualifica come indicazione dei buoni rapporti della sinistra con il Vaticano che risalgono ai tempi del Pci.
Ma che tipo di cattolico è Prodi? Egli si è definito un cattolico «adulto», cioè capace di interpretare a suo modo le dichiarazioni dei vescovi, anche in quelle materie che, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger aveva dichiarato impegnative per i cattolici: quelle riguardanti il sesso e la vita, le questioni nodali dell'uomo nel suo corpo fisico e nel suo corpo sociale.
Tali questioni hanno diviso la società italiana tra destra e sinistra, perché il centrodestra ha applicato una politica che potremmo chiamare di sinfonia tra Chiesa e Stato, una convinzione certa della omogeneità dei fini dei due poteri. Il Parlamento italiano diretto dal centrodestra aveva prodotto la legislazione più vicina alle posizioni della Chiesa, nonostante ci siano stati molti Parlamenti composti da democristiani, cioè di eletti di un partito che la gerarchia obbligava a votare.
Prodi va in Vaticano come capo della coalizione opposta e annovera tutte le posizioni politiche che sostengono posizioni in via di principio diverse da quella cattolica: dalle staminali ai pacs. Il fronte di Prodi è un fronte laicista che Prodi acconsente di guidare e di legittimare in quanto cattolico. Non si può paragonare la sua posizione a quella di De Gasperi che in questioni di alleanze politiche si rifiutò di obbedire al Papa. Quella di Prodi è un'altra scelta, quella di avallare l'avvento di una sinistra che accetta il compromesso con le posizioni cattoliche ma mantiene intatte tutte le sue tesi laiciste. La sua qualifica di cattolico serve a coprire un compromesso e il suo compito è quello di condurre i cattolici a votare assieme a tutte le posizioni idealmente laiciste in questioni che la Chiesa di Papa Benedetto XVI ritiene rilevanti per il cattolico.
È molto diversa la condizione dei cattolici dai tempi di De Gasperi ai tempi di Prodi. De Gasperi guidava una coalizione fondata sulla libertà, Prodi conduce una coalizione che egli vuole legittimare per dare all'Italia un governo il cui scopo ultimo è di rendere possibile il lento trapasso verso le posizioni laiciste. Egli svolge quindi una funzione evidentemente ambigua: deve essere formalmente cattolico per poter avallare il compromesso che il laicismo italiano segue per giungere al potere di un Paese che sente nella Chiesa la forza che custodisce la sua identità. Paradossalmente, salvo i teodem di recente costituzione, tutte le posizioni cattoliche appartengono alla destra, tutte le posizioni laiciste alla sinistra. In che senso Prodi è politicamente cattolico? Lo è solo nella misura che è necessaria per disarmare l'esistenza cattolica alla pressione laicista e permettere alla sua alleanza di diventare l'esclusiva depositaria del potere.
La questione cattolica oggi esiste su temi che riguardano la concezione dell'uomo come creatura, è un fatto nuovo che riguarda la posizione del mondo religioso verso l'universo creato dalla scienza e dalla tecnica. Il laicismo europeo opera a pieno livello in Europa e la disarma di fronte al pericolo che la minaccia, cioè la lenta soggezione alla pressione religiosa, politica e demografica del mondo musulmano. Il laicismo indebolisce l'identità cristiana dell'Occidente proprio nel momento in cui il nuovo attacco dell'Islam alla Cristianità si manifesta con nuove forme: dall'immigrazione alla intimidazione.
Una lenta shaaria scende sull'Occidente che è obbligato a non parlare di Maometto se non per lodarlo. Il Papa ha violato questo interdetto, il laicismo occidentale no, accetta la sottomissione. Il laicismo occidentale, che rinnega i suoi stessi principi di libertà di fronte alla minaccia della comunità islamica adunata dinanzi ai teleschermi del mondo, disarma lo spirito del mondo libero di fronte alla potenza del popolo sottomesso.
Il Papa non può non valutare il futuro della Chiesa italiana e non può pensare che siano i cattolici democratici o i teodemocratici a svolgere una funzione di difesa dell'identità dell'Occidente con la Cristianità. Nella loro storia i «cattolici democratici», cioè la sinistra democristiana, hanno sempre seguito una linea subalterna alla sinistra in nome della laicità totale della politica, proprio quello che la Chiesa oggi nega.


La diplomazia diplomatizzerà l'equivoco, ma Prodi non troverà nel cardinale Bertone i medesimi buoni sentimenti che trovava nel cardinale Sodano: altri tempi, altra storia.
Qualcuno in Vaticano penserà che è giunto a San Pietro il cavallo di Troia.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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