Onorevole Giuliano Cazzola, il ministro della Funzione pubblica, Brunetta ha annunciato che metterà in rete pure i permessi dei sindacalisti. Lei, che è stato a lungo alto dirigente della Cgil prima di passare alla politica e di diventare deputato del Pdl, che cosa ne pensa?
«Fa benissimo. È vero che si tratta di dati di per sé già pubblici, che emergono dalla contrattazione collettiva. Ma è bene che siano diffusi perché la sindacalizzazione eccessiva è uno dei mali oscuri della pubblica amministrazione».
In che senso la sindacalizzazione è un male oscuro?
«Nel senso che, in media, nella pubblica amministrazione c’è un sindacalista ogni 1.400 persone, tipo medico della mutua, cosa da socialismo reale. E questa è una delle cause dell’immobilismo. Il ministro Brunetta, che vuole ricostruire la linea di comando, si scontra con questa eccessiva sindacalizzazione. Tra l’altro, essendo la pubblica amministrazione immune dal mercato, il negoziato sindacale diventa in un certo senso facilitato. Le faccio un esempio, da cittadino. Qualche tempo fa, come utente, mi trovavo in un ufficio dove si procedeva spediti perché al servizio del pubblico c’erano ben sette postazioni. Improvvisamente tutto si è fermato. Il motivo? A lavorare sono rimasti solo in due, gli altri cinque all’improvviso avevano deciso di partecipare ad un’assemblea».
C’è anche un problema di costi. Solo di permessi per attività sindacali, secondo il libro di Stefano Livadiotti "L’Altra Casta", si spendono 99 milioni 528mila e 360 euro l’anno, un’enormità. Oppure no?
«Indubbiamente i costi ci sono, e una eventuale potatura potrà essere utile. Ma non è questo il punto. Più che i costi a preoccupare devono essere gli aspetti di potere. Nella pubblica amministrazione c’è un’azione sindacale invasiva, che è tra le cause dell’inefficienza dell’intero sistema. Un dirigente, se deve cambiare qualcosa, deve contrattare con una serie infinita di soggetti. Per non parlare poi di alcuni Enti dove i sindacati fanno una contrattazione vera e propria per le posizioni di vertice».
Insomma, una vera e propria «casta» alternativa, come dice il titolo del volume di Livadiotti...
«Attenzione, c’è da fare una distinzione. La Casta di Rizzo e Stella parla dei privilegi dei politici, quella del sindacato è diversa. Il punto non sono i privilegi personali, il sindacalista spesso ha stipendi modesti. Il potere del sindacato, però, è superiore a quello della casta politica. Un sindacalista di un Ente ha più potere di un onorevole qualunque che non gestisce nulla».
In che modo si esercita questa azione di potere del sindacato? «In mille modi, basta fare un giro e guardarsi intorno. Io sono stato per tanti anni in un grosso ente previdenziale, l’Inps: ci sono determinati incarichi che vanno sempre allo stesso sindacato. Il capo del Personale, ad esempio, è sempre della Cisl. Altri incarichi si dividono tra sigle diverse. Insomma, un sistema vero e proprio».
Ma questo non finisce per snaturare quello che dovrebbe essere il ruolo del sindacato, non si crea uno scollamento con la base?
«Il sindacato si mantiene come rete di potere, oggi è soprattutto questo a tenerlo in vita. E così finisce con l’essere di per sé “padrone” della base, in virtù di questo ruolo. Nella pubblica amministrazione entrare a far parte del club è come vincere un terno al lotto e quindi avere la massima agibilità politica. Non è un caso che nascano continuamente sigle nuove che proclamano scioperi anche da sole per far vedere che esistono. Perché, se esistono, si apre per loro la possibilità di sedersi a tavola».
Nella sua esperienza quanti ha conosciuto che prendevano lo stipendio normale per svolgere esclusivamente attività sindacale?
«Tutti in pratica. Nella pubblica amministrazione o si è distaccati o è molto poco conveniente avvalersi dell’aspettativa prevista dallo Statuto: il distacco, infatti, non incide sullo stipendio, l’aspettativa sì. Nel privato è diverso».
Quanto potrà incidere rendere noti
«Può servire nel quadro dell’operazione trasparenza in cui Brunetta si è impegnato. È un’operazione lodevole, a corredo delle riforme che il ministro ha annunciato».
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