Politica

La Cdl insorge: «È una vendetta usano già il potere contro di noi»

Margherita e Udeur si dissociano da Bertinotti. Fede (Tg4): così si mettono a rischio ottocento dipendenti

Gian Maria De Francesco

da Roma

La dieta dimagrante di Mediaset tanto in reti quanto in pubblicità auspicata dal segretario di Rifondazione Comunista e prossimo presidente della Camera, Fausto Bertinotti, non è stata solo criticata dal centrodestra, ma ha accentuato le divergenze di vedute in seno all’Unione. Allarmando, al tempo stesso, gli operatori dell’informazione.
Cdl compatta. Le reazioni di Forza Italia prendono di mira l’attitudine oscurantista del centrosinistra. «Le dichiarazioni di Bertinotti e il silenzio di Prodi - ha dichiarato il coordinatore nazionale Sandro Bondi - confermano una linea avventurista da parte di chi intende utilizzare le leve del potere del governo e perfino delle istituzioni per attaccare gli avversari politici». Il presidente dei senatori azzurri, Renato Schifani, ha promesso guerra a Palazzo Madama dove la maggioranza dell’Unione si annuncia traballante: «Le battaglie di religione di Bertinotti, con il loro oscuro sapore fondamentalista e veterocomunista, ci motivano ancora di più per un’opposizione durissima e senza sconti». Allarmato il ministro per lo Sviluppo, Gianfranco Micciché. «Se queste ignobili parole si trasformeranno in fatti - ha detto - allora è bene che molti italiani comincino a fare le valigie», ha affermato. Toni allarmati anche quelli usati dall’esponente leghista Roberto Calderoli. «Prodi - ha denunciato - fa cadere l’intero Paese nel precipizio. È preoccupante che il premier designato non riesca a contenere le svolte dirigiste». Il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi (An), ha messo in evidenza il carattere anacronistico delle pretese del segretario di Rifondazione. «Bertinotti - ha detto - guarda ancora indietro alla tv analogica senza tenere conto che oggi ci sono tre milioni di abbonati a Sky e altrettanti con decoder digitale terrestre». Per Luca Volonté dell’Udc, «il candidato presidente della Camera segue la linea vendicativa del suo primo sponsor Prodi».
Unione divisa. Nell’Unione si è invece cercato di superare l’imbarazzo causato dalle dichiarazioni bertinottiane correggendo il tiro sulla legge Gasparri, ma il coro non ha cantato all’unisono. Il leader dell’Udeur, Clemente Mastella, ha ricordato le parole di Massimo D’Alema definendo Mediaset «una risorsa per il Paese» e invitando gli alleati a «rispettare il programma concordato». Enzo Carra della Margherita ha ricordato che «la posizione di Bertinotti è diversa da quella delle forze riformiste» e che «non ci sono all’orizzonte espropri proletari, ma resta il fatto che la legge Gasparri va superata». Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, ha buttato acqua sul fuoco. «Sicuramente Bertinotti è stato frainteso - ha detto - ma è chiaro che serve una seria normativa che regoli la pubblicità». Per Renzo Lusetti dei Dl bisogna garantire «regole certe in termini di pluralismo e di conflitto di interessi», mentre per Fabrizio Morri dei Ds si tratta di «assicurare una più larga concorrenza». Solo Paolo Ferrero di Rifondazione ha difeso il suo leader ricordando che «Bertinotti ha fatto un ragionamento di largo respiro per esprimere il principio liberale della concorrenza».
Giornalisti a rischio. È rimasto comunque turbato Emilio Fede, direttore del Tg4, telegiornale della rete Mediaset sempre a rischio quando si parla di tagli. «Mi preoccupa - ha sottolineato Fede - che chi dovrebbe avere a cuore l’interesse dei lavoratori proponga come primo provvedimento quello di creare disoccupazione. Ridurre Mediaset uguale togliere Rete, 4 vuol dire ridurre da 1.000 a 200 le persone che ci lavorano». Il direttore editoriale di Mediaset, Enrico Mentana, ha auspicato che «le leggi permettano a tutti di lavorare e operare in un mercato non asfittico».

Giuseppe Giulietti, giornalista e parlamentare uscente diessino, ha invece ribadito la necessità di superare «il duopolio Mediaset-Rai».

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