Celentano come Ciancimino: le "bombe sporche" di Santoro

Nuovo flop per don Michele. Nell’arena di Annozero usa il referendum sul nucleare come arma anti Cav. Ma politici ed esperti smontano l’eco-utopia del Molleggiato

Celentano come Ciancimino: le "bombe sporche" di Santoro

La svolta arriva quando Adriano Celentano apostrofa Daniela Santanchè con un «Buon giorno» che è una standing ovation per Giuliano Pisapia. Lei contraccambia rimpinzandolo di complimenti: «Celentano ha una bella faccetta, è un intellettuale, è sexy, ha una voce meravigliosa, canta che è una meraviglia. Perché non mi canta qualcosa?». Lui ride dietro i suoi occhiali scuri. Il colpo già in canna non è partito e non parte. «No, è lei che è carina», replica Celentano, sempre più sopraffatto dal clima mieloso. Da baci baci. Anzi, da 24mila baci. Sì, l’arena di Michele Santoro si è trasformata d’incanto in un salotto dove manca solo il thè. «Lei è il mio cantante preferito», spagnoleggia il sottosegretario. Santoro è contagiato dal clima e quasi si lascia andare pure lui. Poi prova a recuperare sul filo dell’ironia: «Adriano, qua o sbagli le canzoni o sbagli i candidati. Pure Lupi diceva che sei il suo cantante preferito».
C’è uno strana atmosfera di complicità in studio. I toni apocalittici sono finiti sotto il tavolo, insieme ai comizi di rito e a alle orazioni sul cambiamento targato Pisapia e De Magistris. La spallata che il duo Santoro-Celentano voleva e doveva assestare al Pdl già in crisi dopo il tonfo delle amministrative non arriva. Arrivano le risposte della Santanchè, arrivano le osservazioni di Chicco Testa, arriva la controorazione pro nucleare del sorprendente Giovanni Donzelli, giovane ma già sgamato consigliere regionale toscano del Pdl. Donzelli cita il disastro del Vajont, così come Testa parla dei 2 milioni di morti da inquinamento atmosferico; poi l’implacabile Donzelli sventola addirittura il mantello del torero ponendo a Celentano un paio di domandine semplici semplici: «Cosa c’è di così green nel disboscare colline su colline e metterci distese di specchi, cosa c’è di così ambientalista nel distruggere i paesaggi con le pale eoliche? È questo che vogliamo?»
Ora è Celentano a rischiare di essere infilzato. Il tribuno, l’oracolo, l’artista carismatico rischia di balbettare. Parole politicamente corrette e deboli. Corte. Una nouvelle vague dell’ambientalismo, un po’ come Massimo Ciancimino era la nouvelle vague dell’antimafia militante. Ricordate? Nell’arena santoriana Ciancimino junior godeva di una certa fama, sembrava il Caronte che avrebbe traghettato gli italiani, incollati davanti alla tv di Annozero, negli abissi di Cosa nostra. E nei recessi in cui Cosa nostra andrebbe a braccetto col potere e quindi con il mondo berlusconiano. Sappiamo com’è andata a finire: a furia di allargare e di aggiungere e di modificare e di chiarire e di rispiegare, alla fine Ciancimino junior si è incartato da solo in una rete di bugie, menzogne, panzane inverosimili. E ha perso ogni credibilità.
Naturalmente Celentano non è Ciancimino. E nessuno può permettersi di piegare le sue battaglie ideali. Ma il grande cantante, sempre più simpatico, sempre più dialogante e sempre meno ideologico anche se sempre un po’ guru, ascolta attentamente le domande di Donzelli e poi se la cava celentaneggiando: «Ho un’idea, se invece degli specchi mettessimo delle tegole, sarebbe molto meglio». Un assist per Testa che allarga le braccia: «Sono il vicepresidente di una società che si chiama Tegola solare. Se Adriano verrà a trovarci gli mostreremo quel che abbiamo fatto e capirà».
Applausi. Sorrisi. Ammiccamenti. Altro che treno dei referendum per finire l’opera cominciata dai Pisapia e dai De Magistris. Celentano, ci mancherebbe, non arretra, e ribadisce un no al nucleare senza se e senza ma. Ma la nouvelle vague antiatomo non si fa tendenza. Anzi Testa, che difende la posizione ricevendo pure una carezza di Celentano, ironizza sul rinnovamento popolato di luoghi comuni e slogan: «De Magistris ha promesso che risolverà il problema dei rifiuti aumentando la raccolta differenziata. Ma io credo che in questo caso i napoletani dovranno soffrire ancora a lungo».
L’arena non c’è più, la caccia al berlusconismo da matare è sospesa, ora ci sono ragionamenti da una parte e dall’altra. Ignazio Marino del Pd contro Franco Battaglia dell’università di Modena. Dati, riflessioni, paradossi. Persino una misurazione in diretta della radioattività presente in studio. Un dibattito normale, una voce contro l’altra, un parere contro l’altro, un numero contro l’altro.

Ma la corrida referendaria non c’è, e non c’è nemmeno l’assalto di Santoro e del suo partito - definizione di uno studioso come Luca Ricolfi - al Cavaliere. Santoro smarrisce il suo oracolo. Aveva già perso per strada Ciancimino, sconfitto da una sventagliata di esternazioni sempre più incredibili. Questa volta il colpo non parte. E la spallata finisce in naftalina.

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