Dunque, vediamo se abbiamo capito: Adriano Celentano va a Sanremo. Trecentomila euro a puntata. Trecentomila euro perché si stima che la sua presenza faccia fare alla Rai una barca di soldi di pubblicità. Però Adriano ha preteso che durante la sua presenza sul palco dell’Ariston non ci debbano essere spot pubblicitari. Giusto? Sì, giusto. Beh, effettivamente è tutto logico. Non ci sono anomalie, no. Nulla di strano. L’ipocrisia e la doppia morale le vediamo solo noi che siamo in mala fede. Certo.
Trecentomila euro a puntata per un massimo di 750mila, se dovesse apparire a Sanremo per tre giorni. Settantacinque minuti in tutto, cioè diecimila euro al minuto. Il mercato è il mercato, non cambia. E il mercato che oggi porta Celentano a essere quotato una cifra folle è lo stesso che Celentano distrugge ogni volta che parla. Sono 45 anni che ci racconta la deriva sociale scatenata dalla modernità e dal denaro: da via Gluck a RockPolitik ci ha raccontato la nostalgia della frugalità di una volta.
Quel mondo dove il cemento non aveva ancora divorato il verde, dove la tv era elegante e sobria, dove il calcio aveva protagonisti normali. Il tempo di Rivera e non quello di Ibrahimovic, per capirci. Perché Ibra è per estensione tutto quello che fa schifo al Molleggiato: è la degenerazione umana, la testimonianza vivente della mercificazione della nostra civiltà. Ecco, Zlatan guadagna 11 milioni di euro. Un’enormità. In proporzione, però, è molto meno di quanto percepirà Celentano per le sue apparizioni a Sanremo. Solo calcolando le partite che gioca (senza allenamenti) Ibra al minuto guadagna tremila euro. Il paragone è il segno dell’ipocrisia.
Perché i trecentomila euro di Celentano esistono perché il mondo è quello che è ora. Catrame e cemento veri. Catrame e cemento metaforici. Ha scritto così neanche un anno fa, Adriano: «I grandi devastatori di ciò che era la nostra bella Italia. Basta dare un’occhiata alle orripilanti ferite mortali che i genitori di Frankenstein ( sindaco Moratti e Formigoni) hanno inferto alla città di Milano.
La stanno dissanguando con la scusa di fare più case per la gente, ma in verità sono eleganti loculi tombali dove i milanesi, ormai indifferenti a tutto, moriranno
di cancro». Questo è, Celentano lo sa: il cemento che detesta è spesso l’olio che unge i meccanismi che permettono ad Adriano di strappare un contratto così. Ma il mondo cambia a seconda di chi ci guadagna, evidentemente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.