In cella la sfilata della miss regina del traffico di cocaina

Angie Sanclemente Valencia, colombiana, era ricercata per commercio di droga: la sua rete di corrieri era composta solo da belle ragazze. Da tre mesi si nascondeva: è stata fermata in un residence di Buenos Aires

In cella la sfilata della miss 
regina del traffico di cocaina

Un tempo era la regina delle sfilate e della coca. Ora è una regina in gabbia. La grande fuga di Angie Sanclemente Valencia è finita. La 30enne ex modella di lingerie colombiana capace di trasformare in insospettabili corrieri le colleghe più giovani e muovere carichi di coca ai quattro angoli del mondo è stata arrestata. L’hanno presa mercoledì sera in un residence di Buenos Aires e adesso la sua saga sembra veramente finita. Una saga da film, ma anche una saga della mistificazione.
Tutto inizia nel 2000 quando Angie, conturbante ventenne, calca la pedana di Regina del Caffè, la gara di bellezza più famosa della Colombia. Conquista la giuria, ma viene immediatamente detronizzata quando si scopre quella «miss» è sposata da due anni. Da quel momento Angela naviga tra moda e crimine. Prima sfrutta i dollari dei narcotrafficanti innamorati del suo corpo poi soppianta l’ultimo e ne prende il posto. Alta elegante, raffinata, ma anche provocantemente sexy, la Sanclemente salta da una prima classe all’altra con il suo inseparabile volpino di Pomerania al guinzaglio. Dietro volano i suoi angeli. Sono ragazzine di 20 anni reclutate dietro le quinte delle sfilate di lingerie. Sono bellezze di serie B, ragazze affascinanti, ma escluse dal mondo sfavillante delle grandi firme. A tutte loro Angela offre un’occasione facile e remunerativa. Per coglierla devono solo di viaggiare, volare da una capitale all’altra del Sudamerica o dell’Europa portandosi dietro qualche decina di chili di cocaina. Per quel servizietto ogni «mannequin» della droga intasca 3500 euro a botta.
Tutto fila liscio fino a marzo quando la polizia dell’aeroporto di Buenos Aires s’imbatte in Ariel, una ragazzina di 21 anni con due enormi valigie. Da quel bagaglio saltano fuori ben 55 chili cocaina. Angela ha esagerato e l’errore le è fatale. Ariel vuota il sacco in meno di 24 ore. La Sanclemente - arrivata a Buenos Aires poche ore prima per gestire l’ingente carico - si ritrova braccata. La polizia distribuisce ovunque le foto dell’avvenente modella e del suo cagnolino facendole terra bruciata attorno. Lei non si dà per vinta. Seppur braccata si difende con le unghie e con i denti, s’affida ancora una volta alle proprie innate doti di mistificatrice. Le stesse che le hanno permesso di truffare il primo marito facendosi dare i soldi per studiare giornalismo in un college e spendendoseli invece in ritocchi estetici indispensabili per i suoi sogni da modella. Le stesse doti che le permettono di fidanzarsi con un affascinante, ma spietato signore del narcotraffico soprannominato «il maledetto» - o anche «il mostro» - carpirgli i segreti , lasciarlo e incominciare una nuova carriera di ape regina del contrabbando di coca. Del resto prima di gabbare il «mostro» se l’era spassata con un doppiogiochista al servizio dell’Fbi condannato a morte dagli ex complici e buttato ancora vivo , dicono i racconti della mafia colombiana, nel gigantesco tritacarne di un macello. Con quelle storie alle spalle Angela non è una da scomporsi facilmente. Mentre la polizia le dà la caccia, organizza la sua difesa via internet e sfrutta il proprio affollato profilo di Facebook per lanciare angosciati proclami d’innocenza. «Sono veramente triste e colpita da questa cattiva informazione – scrive - non so come la stampa possa permettersi di distruggere una persona innocente . Non voglio andare in carcere, non me lo merito. Non ho colpe». E poi giù con una manfrina su complotti e inganni contro di lei. Una sceneggiata replicata in assenza della protagonista, già dietro le sbarre, dalla madre Jeannette Valencia arrivata a Buenos Aires per assistere la figlioletta perseguitata. «Non è una trafficante di droga e non è la regina della coca», spiega la signora dichiarandosi disposta a spiegare tutto in esclusiva a chi le verserà un’ingente somma da destinare alla difesa della figlia.

In attesa di qualcuno pronto a sganciarle il compenso la signora Jeannette rilancia la tesi del complotto e ricorda a tutti che sua figlia rischia «di venir violentata o sfregiata al volto dalle altre detenute». Certo può succedere. Ma può succedere anche peggio. Può succedere che i giudici argentini trovino le prove dell’alleanza di Angela con i grandi signori della coca colombiana.

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